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International Tattooexpo: corpi come tele

Omino_Shiba-ok
[GRAFFI(A)TI AD ARTE]

Omino_Shiba-okIl sistema dell’arte si sta svecchiando, e forse chi sta sviluppando questa evoluzione lo fa senza rendersi conto di esserne il fautore. Se in un periodo di crisi diventa sempre più difficile vendere un quadro, far acquisire valore ad un’opera d’arte e soprattutto far investire fondi pubblici in un qualsiasi progetto artistico, allora l’arte impara a modellare il gusto e se stessa, perché non c’è niente di più camaleontico dell’arte!


L’arte cambia pelle, o meglio, usa la pelle per esprimersi. A Roma, duecentotrentasei tatuatori  hanno disegnato, scorticato, reso viva la pelle degli avventori dell’XII International TattooExpo

Francesco Petrosino di Studio 21 ci racconta come un geologo abbia deciso di aprire a Salerno uno studio di tatuaggi che è anche galleria d’arte. “Ho incontrato Elena (sua moglie, N.d.R.) laureata in storia dell’arte e con la passione dei tatuaggi e nel 2005 abbiamo deciso di aprire il primo studio a Salerno, e da febbraio di quest’anno abbiamo dato vita a Studio 21”.
L’amore è l’arte, una storia che mi piace già dall’inizio! Francesco ci mostra i Mamozzi di Elena. Una geisha che mangia la pizza, una regina di cuori con ranocchia al seguito, e, su Francesco, un Superman che domina la Terra. Elena Di Legge ha trasformato il Mamozzio della tradizione tatoo3partenopea in un simpatico personaggio, con mille volti, e che respira grazie ai pori della pelle. Il termine Mamozzio deriva dal latino Mater Otium, che si traduce non dal latino, ma dal napoletano in: dormire con la zizza in bocca. Tra il 6 e l’8 maggio, Elena ha “ammammozziato” il pubblico della convention di tatuatori più grande d’Italia.

Fenomeno in grande diffusione. Milano, Torino, Firenze si stanno aprendo verso questo modo di presentare i lavori sulla pelle, come al solito in ritardo, perché a Los Angeles e, più in generale in California, le convention sono quasi quotidiane, ed un tatuatore potrebbe anche non avere un suo studio e tatuare in spazi organizzati per lui. Qui a Roma, nelle sale dell’Hotel Ergife gli estimatori del genere si sono incontrati per mostrare lavori con una tradizione antica, che ha attraversato mode e che sta trasformando gli artisti in tatuatori e viceversa.
Antonio Todisco, da Monopoli, Bari, con una solida preparazione sia a livello stilistico che formale dopo l’Accademia di Belle Arti ha iniziato a tatuare il corpo facendo resuscitare le opere d’arte antiche. Nello studio Macko Tattoo, Antonio tratteggia con la matita più che con l’ago le opere di Bernini ed il Barocco rivive sul braccio di chi ama l’arte e decide non solo di appenderla alle pareti ma di portarla con sé e farne un vero marchio di riconoscimento. Antonio ci racconta del “suo” tatuatore, Jose Lopez, anche lui fotopresente alla convention romana. Jose non fa parte semplicemente del gruppo dei tatuatori dello studio californiano Low Rider, ma di una vera famiglia chicana. Rimasto immobilizzato su una sedia a rotelle in una sparatoria durante la festa di diploma, Jose è dichiaratamente un tatuatore traditional. Tra le varie famiglie di tatuaggi lui sceglie quella più classica e usa il bianco ed il nero per sfumare le opere del rinascimento italiano.

Anche se si usa un ago e non un pennello, la pelle e non la tela si può reinterpretare il classico, trasformarlo in nuovo e sviluppare un proprio stile, così anche per chi vive in modo contiguo a chi segna il corpo e subisce l’influenza di questo immaginario riportandolo, poi, in ambiti inattesi.

Silvia Inno ricorda il nonno con un progetto innovativo e antico al contempo. Indelebile Shop a Torre del Greco fa riaffiorare la tradizione ottocentesca del cameo. “Ogni torrese ha un parente che è legato alla produzione di camei, io avevo mio nonno”.
Silvia racconta come le conchiglie si trasformino in gioielli e mostra il suo personale tesoro, Tatool’ultimo lavoro di nonno Gennaro, e i nuovi lavori di chi ha trovato nella tradizione un modo per esprimere il nuovo.
Quando il disegno si trasforma e diventa una spilla o un anello, e la manualità artigiana si confonde con la capacità di reinterpretare un soggetto, allora si sta parlando di arte. In effetti, come Proserpina non riuscì a sfuggire a Plutone neanche il tatuaggio è riuscito a sfuggire all’arte e con questo sta trovando il modo per ritrovare una nuova primavera del figurativo.

 

www.studio21.com
www.myspace.com/mackotattoo
www.lowridertattoostudios.com

 

Shiba

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