DANZA_ Fine e sempre nuovi inizi
Di fronte alla ninfa Aretusa, i vortici d’acqua da informe liquido presero forma umana nel corpo di Alfeo, che preso da tanto amore iniziò a guardarla con occhi languidi da innamorato. Aretusa, spaventata, corse fuori dall’acqua scappando e lasciando le vesti fra i rami del salice mentre Alfeo quasi la raggiunse. La ninfa allora pregò la dea Diana affinché la salvasse portandola lontano, preservando così la sua purezza.
E anche per questa penultima puntata del MArteLive 2011 si ritorna da questo viaggio immaginario, che conduce il pubblico dall’inconscia antica Grecia alla sede dei semidei/organizzatori, che ogni settimana risvegliano i sensi sopiti degli spettatori presentando nuovi progetti artistici.
Tersicore, musa della danza, nella quarta serata ci ha accompagnato nel nord Italia per presentare il lavoro del Teatro Instabile di Aosta. Ideato e interpretato da Eugenio Di Vito e Valentina Musolino, Noeppo, questo il titolo della performance divisa in due parti, presenta un senzatetto e un personaggio femminile. Come fossero due clown, la donna con la sua voce quasi fuori scena, ma sempre piacevolmente a vista, accompagna e comanda il corpo del compagno di scena trasformando i rumori ora in tempesta, ora in vento, ora in pioggia. E il corpo del senzatetto, come fosse un moderno Charlot incapace di mantenersi eretto, ma anzi, sempre pronto al capitombolo e alla caduta, non può che accompagnare queste variazioni trasponendole in movimento e così il vento “prende” con forza il suo ombrello fino a spostarlo di qualche passo e non appena riacquistato l’equilibrio, ecco che un nuovo soffio riporta il caos. Il pubblico è rapito quasi come se realmente si stesse per scatenare la tramontana, e segue la partitura gestuale con un lieve ondeggiare del capo.
Questa coreografia è lo studio di un’opera più estesa che si spera di poter godere al più presto, perché il Teatro Instabile di Aosta è perfetto così com’è: privo di vano intellettualismo, ma puro e semplice ritmo, contrappunto in modo da arrivare senza intermediari mentali, direttamente al pubblico come una freccia che tocca emozioni e sensazioni.
Conclude il quarto appuntamento con la danza, la Compagnia Cie Twain e le coreografie di Loredana Parrella si possono definire realizzazioni gestuali dei moti del pensiero. Anna Basti e Yoris Petrillo parlano all’Io più profondo, a quello nascosto, celato nell’abisso dell’animo. Parlano con semplicità, sfiorando debolezze e forze ora amplificandole, ora quietandole; elastici dell’animo che parlano di un dolore che da silenzioso si fa urlante, perché il dolore non è mai semplice, ma c’è sempre qualcosa di nascosto che non vuole venir fuori, non vuole che venga risolto. Ma ciò che Parrella trasmette non sono soluzioni per non soffrire, ma solo strade non battute per aumentarne l’analisi e così la comprensione. E nella coreografia tutto questo viene fuori, esplode come un tornado di emozioni: colpi contro il proprio corpo, passione verso il proprio compagno e poi di nuovo gesti da cui parte un vortice che tutto travolge, fino a nuova quiete che porta pace e tranquillità.
Ma chi vuole pace? Chi vuole avventura? L’essere umano è fatto di abissi e vette così alte da sembrare quasi inaccessibili, ma lo scopo di essere al mondo è forse questo: provarci, spostare ogni giorni i limiti con quel poco di incoscienza che permette per crescere e di maturare fino alla fine. E come disse Gianni Rodari: “Mai lasciarsi spaventare dalla parola FINE”.
Emanuele Truffa Giachet
Foto di Andrea Febo, Daniele Rotondo, Giacomo Citro
24 maggio, Anna Basti, Compagnia Cie Twain, danza, Emanuele Truffa Giachet, Eugenio Di Vito, Loredana Parrella, martelive 2011, martemagazine, Teatro Instabile di Aosta, Valentina Musolino, Yoris Petrillo