Era meglio morire da mosca
[STREAP-TEASE:FUMETTI MESSI A NUDO]
Ci pensavo su. Era meglio vivere da mosca, almeno per quel che riguarda la morte! Almeno in questo modo mi sarebbe potuto capitare di essere raccolto, magari sullo stipite della finestra o su una torrida pietra in giardino, da Magnus Muhr, fotografo svedese che evidentemente si annoia parecchio.
Per quale altro motivo una persona inizierebbe a collezionare cadaveri appartenenti alla famiglia dei ditteri e a disporli amorevolmente su fogli bianchi, se non per tedio?
Il passo successivo è stato restituire alle salme la vita, o almeno un suo apparente omologo di carta, attraverso una miriade di sketches in cui le mosche, da sole, a coppie o in gruppo, vivono una quotidianità beffardamente simile a quella degli esseri umani. Al nostro Magnus è bastato (si fa presto a dirlo…) disegnare zampette, accessori e un accenno di background per immaginare mosche che praticano sport, prendono il sole, fanno la spesa, s’innamorano e fanno sesso, e anche se non riusciamo a guardarle negli (innumerevoli) occhi ci pare di vederle arrabbiarsi, sorridere, gioire, piangere o provare invidia.
Vita da mosche è il piacevole spinoff stampato (Becco Giallo lo pubblica in Italia in una curata edizione cartonata) su un’idea proposta da Muhr sul proprio blog e che in poco tempo aveva suscitato un interesse virale da parte del web.
E’ un elogio al potere della fantasia, cui bastano una matita, un foglio e… beh, una mosca stecchita, per divertire e far pensare, anche ad un nuovo significato per l’espressione “natura morta”: ammetto che ero tanto coinvolto dalla creatività delle singole, bizzarre scenette da essermi accorto che le mosche intorno alle cui foto erano stati costruite le strips erano morte, solo dopo aver cercato notizie sull’autore in rete!
Era meglio morire da mosche, allora, come suggerivo nella riflessione escatologica dell’inizio? Non saprei, ma consiglio il volumetto a chi le mosche le fa finire sul giornale, quello con cui le schiaccia contro muri e vetri di casa.
Diego Ciorra
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