AA. VV., Tutti i musicisti devono morire
“È sempre la solita vecchia storia, sempre quella. Fondi un gruppo, buttate giù qualcosa, vi date delle gran pacche sulle spalle, […] preparate il debutto con cura e apprensione. E poi, un bel giorno, il vostro bassista decide che il rock è limitante. Che è troppo poco, il rock, per appagare la sua straripante creatività. E vi lascia per andare a suonare il funky.”
E allora? Mai fidarsi di un bassista! Anzi, premunirsi indirizzandogli la migliore invettiva: Tutti ibassisti devono morire è il primo degli otto racconti della raccolta dedicata non solo a loro, ma a un’intera categoria: i musicisti. Perché Tutti i musicisti devono morire, non solo i bassisti. Quindi apriamo gli spartiti per ascoltare la musica delle sessantatre pagine della collana Lemming della Coniglio Editore e mentre ci sfondiamo i timpani e l’umore con Frustration dei Soft Cell e Requiem dei Killing Joke, assieme ad Igor Romoli il protagonista di Ian Curtis, per dire, ci ritroviamo a condividere, in questo inizio di primavera un po’ anomalo, l’imprecazione di Domenico Mungo: Odio la pioggia.
In fondo, la musica ci serve per accompagnare la nostra nostalgia, per farci contorcere maggiormente nelle nostre paranoie, questi racconti, e nello specifico quello di Mungo, esprimono al meglio questa confusa nostalgia che si ciba di musica. Mungo ha una buona proprietà di linguaggio, la giusta ricercatezza e la capacità di creare immagini, dando al lettore la possibilità di comprendere al meglio i suoi protagonisti descritti in modo un po’ contorto ma caratteristico. Indubbiamente, Odio la pioggia è il racconto che più ci è piaciuto tra gli otto, forse un po’ incollati a quell’idea di scrittura giovanile senza regole e senza una direzione, ma che si perde troppo facilmente.
Un’attenzione va a Com’è bello il vino…, di Massimiliano Nuzzolo, da cui è stato tratto il corto Vino in fondo, di Sabina Trevisan, secondo classificato nel concorso di corti cinematografici RacCorti 2008. Un racconto fatto di brevissimi tratti che riportano agevolmente ad un umore in cui ci si perde come in una sbornia lunga e scomposta, come in un’improvvisazione di jazz.
“Sì, un cantante non è mai solo” così sigla la sua vita il diciassettenne Igor Romagnoli, figlio della penna di Luca Ragagnin ma si perde in quella musica che aveva cercato di seguire nell’oratorio.
E allora, seguiamola questa musica come tanti topolini dietro il piffero magico, ma che fine faremo? Noi ci crogioleremo nella malinconia delle parole e della musica, mentre loro moriranno tutti! Dannati, bassisti, pifferai e violinisti. Tutti incapaci di vivere veramente arrivando a non sapere più da dove si è partiti e dove si è arrivati, come il borioso protagonista di La casistica delle amnesie di Stefano Sardo, tutti questi musicisti o malati di musica e, in questi racconti, in molti casi anche inadeguati nella presentazione al lettore.
AA.VV. Tutti i musicisti devono morire – Storie di sesso, droga e rock’n’roll, Coniglio Editore, pag. 64, € 5
Rossana Calbi
Calbi, Coniglio Editore, Domenico Mungo, letteratura, Luca Ragagnin, martelive, martemagazine, Nuzzolo, Rossana Calbi, Stefano Sardo, Tutti i musicisti devono morire