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Distance zkreslena, la casa immaginata

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[ARTI VISIVE]

distance-zkreslena200NEWCASTLE UPON TYNE- L’illusione del digitale promette di ridurre distanze spazio-temporali e di fornire un surrogato del concetto di casa. Alla finzione prodotta dalla rete, si affiancano mille realtà nate proprio dai frammenti della verità filtrata attraverso lo schermo di un computer.

Distance zkreslena, l’esposizione curata da Anna Slocarova e allestita presso la Galleria Vane di Newcastle Upon Tyne, esplora le possibilità di rappresentazione offerte dalla completa mancanza di riferimenti o perdita di radici in un paese straniero. Luoghi calpestati perdono i contorni nella memoria, angoli di città diverse sembrano sovrapporsi e a volte la finzione letteraria è il miglior modo per sentirsi al sicuro al di fuori delle mura domestiche. Il titolo, audace accostamento bilingue unisce la parole inglese distanza con il ceco zkreslena che indica ‘distorsione’. La collettiva non offre risposte univoche, ma cinque voci differenti di giovani studenti Cechi e Inglesi del dipartimento di Art and Design presso la Jan Evangelista Purkyne University, voci che si interrogano sulla deformazione del reale dovuta alla comunicazione virtuale.
Gli artisti guardano con occhio affascinato le tecnologie come Google Earth o le parole frammentate derivate da una conversazione on-line, ma non nascondono l’innato desiderio di rompere la rete di barriere e toccare l’esperienza, confondono pratiche puramente meccaniche legate alla tastiera di un computer a complessi conflitti emozionali.

Il bisogno di caratterizzare semplici punti di una mappa GPS con oggetti iconici e ricordi è alla base 9eb1d9d1aa2c541480e23390cffa015c_0del lavoro di Richard Loskot, che vede confondersi denotativa e connotativa percezione di un paesaggio trasformato in cartina geografica di sensazioni. Osservando le opere in mostra si nota la necessità fisiologica di interiorizzare terre mai viste prima o ricreare senza alcun compromesso un surrogato di casa, nonostante spesso sia impossibile nascondere la finzione.
Curiosa è l’indagine di George Hladik, autore della video performance Welcome to our home realizzata all’interno dell’Ikea Store di Praga; il sogno venduto a poco prezzo da una delle più grandi aziende si trasforma così in intima quotidianità di un gruppo di amici, che agiscono quasi fossero ignari della telecamera in un gioco di consapevole irrealtà. Paradossalmente la fedele ricostruzione di una felicità condivisa può essere motivo di vera serenità, al contrario parole non pronunciate davanti ad un interlocutore conoscono le vie in cui perdersi all’interno del mondo di Internet.
Lo studio del linguaggio attraverso lo specchio straniante dei mass media è un’inevitabile prova dei limiti della tecnologia come dimostra l’opera di Frantisek Janys Novotny, progressiva deformazione di una conversazione tra due innamorati filtrata dalla mediazione di un traduttore on-line che moltiplica le incomprensioni e le distanze. Alle case lasciate alle spalle, quelle che è impossibile ricostruire, se ne affiancano però altre possibili, ottenute attraverso sovrapposizioni di luoghi della memoria e luoghi presenti, immagini reali o sognate tra le pagine di un libro. Non esiste nessuna risposta al problema delle distanze, solo interessanti sensazioni trasformate in arte.

Sofia Mattioli

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