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M. Tomatis, 2012. È in gioco la fine del mondo

2012

2012LIBRO- Dopo aver superato illesa il fatidico passaggio all’anno 2000, la popolazione mondiale si appresta ora ad affrontare la “nuova” fine del mondo in versione Maya che avverrà con il passaggio dal 20 al 21 Dicembre del 2012.

Come è sempre accaduto nella storia dell’umanità, anche questo avvenimento vede il fiorire di una lunga serie di edizioni allarmistico- catastrofiche, visioni spiritualistiche e illustrazioni fanta- archeologiche di teorie intese a provare la fondatezza della nefasta profezia. Non ci resta quindi che organizzarci un comodo bunker sotterraneo, fare provviste per chissà quanti anni e sperare di essere i fortunati superstiti? Mariano Tomatis, autore del libro 2012 È in gioco la fine del mondo, suggerisce un approccio che di questi tempi non è molto di moda, quello dell’uso della logica e della contestualizzazione delle teorie che bislaccamente ci vengono proposte.

Il libro edito dalla Iacobelli è di facile lettura grazie alla piacevolezza delle argomentazioni, infarcite di giochi interattivi come nei libri game che tanto piacevano ai ragazzi degli anni ’90. L’autore è laureato in informatica e svolge le attività di divulgatore scientifico e prestigiatore, cose apparentemente antitetiche, ma che in realtà insieme spiegano l’efficacia dei fenomeni cosiddetti paranormali che tanto sanno suggestionare le nostre menti. Trucchetti matematici, un po’ di suggestione e il gioco è fatto.
Visto che il primo strumento di difesa in ogni contesto che viviamo è la conoscenza della situazione, i primi capitoli sono dedicati ad una sintetica ed esauriente presentazione della civiltà Maya e delle sue credenze religiose. In particolare viene data la spiegazione del codice numerico usato dalla civiltà mesoamericana per introdurre il problema che sta alla base di tutte le teorie: siamo sicuri che i Maya abbiano prefissato la fine del mondo proprio al 21 Dicembre 2012? Proseguendo, leggiamo del complicatissimo calendario sacro (Tzolkin) utilizzato come una sorta di almanacco del tutto simile allo stile del nostro benemerito Frate Indovino e di come gli studiosi sono arrivati a decifrarlo. Scopriamo che accanto alle previsioni assolutamente esatte, come le eclissi, le fasi lunari o il sorgere delle albe, ce ne sono alcune del tutto vaghe come “atmosfera umida e piovosa”, senza che sia specificato il luogo in cui ciò avverrà.

Insomma, l’infallibilità dell’antica popolazione inizia ad essere incrinata. Accanto al calendario sacro ne apparve un secondo e quindi un terzo a complicare i già difficili calcoli del tempo. È chiaro già a questo punto che verità assolute sul calcolo del tempo Maya sono assolutamente improbabili. Leggere le date dei giorni, poi, è un altro annoso problema: giorni, mesi e anni –  e loro raggruppamenti- erano divisi in cicli determinati che si ripetevano. Ecco dunque che al termine dell’ultimo ciclo di ognuno di essi potrebbe anche essere plausibile ipotizzare la Fine del Tempo, ma… da diverse iscrizioni rinvenute sembra proprio che venisse aggiunta una nuova unità di misura che continuava il computo progressivo! Non riusciamo proprio a raccapezzarci. Come ciliegina sulla torta inoltre veniamo informati del fatto che gli stessi Maya non avevano ben chiaro quando il mondo avesse avuto inizio. Ma allora, come fissare la fine di un ciclo se non se ne conosce l’inizio?
Oltre alle informazioni storico-archeologiche che svelano la sostanziale carenza di basi solide per la teoria della fine del mondo nel 2012, l’autore fornisce anche la spiegazione dei giochi mentali che molti propinatori delle teorie pseudo- scientifiche utilizzano per fare breccia nei meno accorti.
Uno di questi è “l’argomento dell’incredulità”, ovvero rendere l’ascoltatore incredulo sulle spiegazioni più logiche di un fatto adducendo uno scenario incredibile e assurdo  realizzato tramite l’omissione volontaria degli aspetti più ragionevoli. In questo modo, ci viene spiegato, risulta più credibile la natura aliena dei Maya piuttosto che il riconoscimento della loro straordinaria capacità di osservare ad occhio nudo i fenomeni naturali, cosa che la civiltà della tecnologia ha praticamente smesso di fare da secoli. Impossibile che una popolazione selvaggia sia arrivata a tanta conoscenza: sicuramente erano degli alieni…

Mariano Tomatis, 2012 È in gioco la fine del mondo, Iacobelli Editore, € 12

 

Franesca Paolini

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