Incubi celesti: Nicoletta Ceccoli
[GRAFFI(A)TI AD ARTE]
Un fermaglio tra i capelli dello stesso rosso del maglione, una gonna in denim e una sciarpona che intervallava il turchese con il bianco, nessun divismo in Nicoletta Ceccoli.
Ad ogni stretta di mano, il suo volto faceva pendant con il suo maglione rosso, intimidita e quasi stordita da tutto il pubblico che attirava a sé, sorrideva e confessava candidamente di sentirsi un po’ frastornata tra quella gente che le chiedeva di firmare il catalogo, prenotato da mesi, che raccoglie la maggior parte dei sui lavori in una splendida edizione della francese Soleil e Venusdea, Beautiful Nightmares.
Splendidi sogni che diventano celesti per la personale dedicata ad Alice nel paese delle meraviglie, ennesimo richiamo ad un favola che sta diventando ormai un cliché per il pop surrealismo, ma non una moda per questa talentuosa artista sanmarinese premiata con la Silver Medal da Society of Illustration di New York.
“Il tema di Alice ricorre nel mio lavoro, è una delle favole che preferisco. Ma non tutti i personaggi di questa mostra hanno un vero e proprio riferimento ad Alice, ognuno ha una sua storia” , ci spiega quando le chiediamo del tema della mostra ospite nella Galleria Dorothy Circus fino al 23 dicembre.
In questi dieci quadri incorniciati da riccioli bianchi, la Ceccoli coglie un’Alice classica, si richiama al biondo del primo illustratore della favola di Carroll, Sir John Tanniel, che la rappresentò bionda e con la testa grande e i piedini piccoli. La vera Alice, quella che Carroll fotografava con venerazione era mora e con dei capelli mossi. La piccola Alice sul Castello di cuori guarda attorno a sé stupita, stessi gli occhi di Nicoletta quando le stringo la mano e le dico che è veramente brava e che ammiro i suoi lavori.
Dopo un primo momento di imbarazzo mi spiega che Carroll è uno dei suoi riferimenti, ha le foto di questo strano scrittore “attratto” dalle bambine nella sua stanza da disegno. Ma le bambine della Ceccoli hanno tutte un po’ dell’autrice, piccole e con gli zigomi alti, lineamenti regolari e, quello che mi fa sempre un po’ sognare, lo sguardo basso, molto pensieroso. Una bambina nostalgica si incammina per i sogni dipinti; in lei ci rispecchiamo mille volte, come sono mille le sfaccettature dell’animo femminile che riflettono la luce e le ombre, per poi rimanere imbrigliate in una foresta di pensieri alienanti.
Le “bimbe” della Ceccoli giocano con il mito e con loro stesse, fino alla morte, fino a che il Bianconiglio condurrà il loro spirito sognante in un altro spazio, forse Oltre lo specchio o forse al di qua di questo, costringendola ad una realtà che tutti i giorni ci presenta delle linee nette e troppo delineate.
Se tutti gli incubi fossero come quelli di Nicoletta Ceccoli, io mi avvolgerei nel suo aerografo morbido e nelle sue spennellate sfumate e sognerei placidamente nei suoi colori soffusi.
Rossana Calbi
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