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Festival Internazionale del Cinema di Roma

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The Social Network, regia di D. Fincher

img2You don’t get to 500 million friends without making a few enemies”.
C’era un uomo una volta, o meglio un regista, che si chiamava David Fincher: il suo lungo viaggio nel fantastico mondo cinematografico non l’ha sempre portato verso orizzonti dorati, barcollando tra titoli deludenti (Alien 3, The Game, Panic Room), opere medie (Zodiac, Il curioso caso di Benjamin Button) e grandi successi (Seven, Fight Club), David ha deciso di buttarsi a capofitto nella realizzazione del classico film “da oscar”. L’occasione arriva, niente poco di meno, con il libro di Ben Mezrich Miliardari per caso- L’invenzione di Facebook: una storia di soldi, sesso, genio e tradimento, sceneggiato ed adattato sul grande schermo da Aaron Sorkin (La guerra di Charlie Wilson).

Come già il titolo del libro anticipa, la storia ruota attorno a Mark Zuckerberg (Jesse Eisenberg), uno studente dell’università di Harvard che, insieme al migliore amico Eduardo Saverin (Andrew Garfield) fonderà e creerà il famosissimo social network Facebook.
Attraverso due differenti tempi di narrazione (dalla creazione, ai seguenti e lontani problemi giuridici), ci verrà raccontata non solo una storia di amicizia, tradimenti e rimpianti, ma anche di ambizione e oscurità, della famosa scalata verso il successo di un’America odierna, non più Img1splendente, meritevole, regno dei cosiddetti “sciacalli”.
Tutto il mondo impazzisce per Facebook, di conseguenza tutto il pubblico ama The Social Network:  l’opera di Fincher sembra aver acquisito il consenso di molti, presentata in anteprima assoluta al Festival Internazionale del Film di Roma, etichettata perfino dalla rivista Rolling Stone come il film dell’anno e, quasi sicuramente, una delle grandi protagoniste dei prossimi Oscar 2011.

Diciamo che Fincher già ci aveva provato, con il suo Benjamin Button nel 2008, seppur alla fine ne uscì con solo tre statuette per trucco, scenografia ed effetti speciali. La meravigliosa “favola” tratta da Racconti dell’età del jazz di Scott Fitzgerald, si era soffermata tra la perfezione e l’eccessiva staticità del racconto stesso, perdendo quel sentimento realistico di fondo.
The Social Network, invece, richiama il talento di Fincher nel suo ruolo da regista, confezionando un prodotto ottimo nella sua esteriorità, nella divisione dei due racconti assemblati e nella bravura di un inaspettato cast (da menzionare, tra i tanti, anche il bravo Justin Timberlake), ma tuttavia donando la netta impressione di cedere su ben altri fronti.
Quello che viene mostrato, ad una prima occhiata della pellicola, è un percorso con una scarsa quantità di elementi rilevanti: la psicologia dei personaggi non viene approfondita abbastanza e la lotta giuridica, contro le cause mosse ai danni di Zuckerberg, non genera tensione.
Se la prima parte della pellicola richiama ai gioiosi passatempi di un gruppo di studenti che, tra img3donne da etichettare con divertenti voti e prove da classiche confraternite, ci ricordano tanto commedie americane e scenari alla The Skulls, il secondo tempo recupera il terreno perduto, invogliando alla visione e alla scoperta dell’epilogo. Un epilogo che ad ogni modo non soddisfa, dal momento che il protagonista, Zuckerberg, ambiguo ed interessante, non viene scomposto più di tanto ai nostri occhi.
Le spiegazioni vengono meno nella loro essenzialità emotiva e i vari escamotage riempitivi, campati spesso in aria, come quello di Christy Lee (Brenda Song), nella pellicola ragazza di Eduardo, che di colpo verso la fine si trasforma in una gelosa psicopatica, diventano irritanti ed antipatici.
In un cinema che, man a mano, sta perdendo di inventiva e di storie di raccontare, c’è da chiedersi perchè sia stato necessario trasportarne una come quella di Facebook che, dividendosi tra momenti divertenti ed attimi di riflessione, ci lascia con la sensazione di nullità ed artificiosità.
Il ragazzino genio è diventato miliardario, senza amici veri accanto e con un’amicizia in attesa di risposta da parte della sua ex ragazza: cosa abbiamo imparato?

Alessia Grasso

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