Caterina Palazzi Quartet
[MUSICA]
ROMA- Lo scorso 28 ottobre in occasione della rassegna “Giovani Leoni”, Caterina Palazzi ha presentato alla Casa del Jazz il suo primo lavoro in studio, dal titolo Sudoku Killer (Zone di musica/X-Beat), di cui noi di MArteMagazine abbiamo avuto modo di parlare nello scorso numero.
La giovane promessa del jazz contemporaneo (classe 1982) si è esibita insieme a tre altrettanto giovani musicisti, ovvero Danielle Di Majo al sax alto, Giacomo Ancillotto alla chitarra e Maurizio Chiavaro alla batteria, che insieme a lei compongono il Caterina Palazzi Quartet.
L’inizio è soffuso, con echi di suoni che arrivano da lontano e ripetizioni ossessive che ci richiamano alla mente le atmosfere dei Sigur Rós e le nebbie claustrofobiche di Twin Peaks: vengono immediatamente dettate le cupe coordinate dell’immaginario all’interno del quale ci si muove. Il primo brano, “Sudoku Killer”, dà il titolo al disco ma non è in esso contenuto, particolare singolare presentato dalla stessa Caterina Palazzi che ne spiega la genesi con una presenza scenica a metà tra il naïf e il manierato.
Si continua con “Berlino est”, “un’ode all’asfalto”, come dice la stessa musicista introducendo il pezzo. Il tema della chitarra di Giacomo Ancillotto sembra disegnare i profili dei palazzoni che sfrecciano nei finestrini di un’auto che percorre le strade del Sowjetsektor.
A seguire “La vedova nera”, che come ogni brano del disco viene raccontato prima di essere eseguito: una giovane donna sposa un uomo ricco, ma anziano per poterne ereditare la fortuna dopo averlo ucciso. Musicalmente ciò si traduce in tre momenti che ritraggono rispettivamente l’avvicinamento alla vittima, l’omicidio, l’occultamento del cadavere, riprodotti dal dialogo tra gli strumenti. Lo stesso si dica per “La lettera scarlatta”, in cui il tema della chitarra – prima sommesso – esplode nella seconda parte, nel momento della ribellione della protagonista del romanzo da cui il pezzo prende spunto.
Nell’ultimo brano tratto dal disco, alcuni “Vampiri” abitano un bosco in cui una bambina da loro affascinata va a cercarli, e il fatto che li trovi non è affatto affascinante come lei credeva: aggressività e paura emergono dal sax alto e dalla chitarra, cui fa da cupo sottofondo il contrabbasso di Caterina Palazzi.
In chiusura un tributo a uno dei film più importanti degli anni Novanta, Pulp Fiction, di cui viene eseguito un ri-arrangiamento in chiave jazz del brano “Surf Rider”, dei The Lively Ones.
Chiara Macchiarulo
Foto: http://www.facebook.com/album.php?aid=76615&id=1631716116.
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