Luca Vecchi: l’immaginario violato
Dice di se stesso di avere un percorso biografico lineare, insignificante, breve. E considerato che sono quattro anni che non va in vacanza (almeno così dice lui) è assiduamente sull’orlo di una crisi di nervi.
I suoi modelli letterari sono Lansdale, Roth, Easton Ellis, Fante, Bukowski (come tanti, da un pò di tempo a questa parte) e, last but not least, insegna arti marziali tradizionali in una palestra che dovrebbe essere un dojo, ma che ha costantemente musica pop e da discoteca a cannone. Insomma un personaggio come pochi, che proprio, il suo volto non lo vuole svelare, ma con la carica e la verve di una star consacrata. Sentiamolo…
Ciao Luca, innanzitutto complimenti per la tua vittoria al MArteLive 2010 nella sezione letteratura. Come è essere intervistato nel giornale dove tu stesso scrivi recensioni cinematografiche?
A dir poco paradossale. Tuttavia mi onora tantissimo.
Un saluto ai detrattori che, erroneamente, hanno pensato che qualche inghippo ti avesse permesso di essere facilitato nel concorso. Puoi raccontarci come ti sei “introdotto” nell’ambiente e perché?
Saluti detrattori! In realtà é stata dura. Ti dico solo che ho dovuto passare due settimane presso Tana delle Tigri per l’iniziazione… senza la valigia per giunta, perché all’aeroporto hanno fatto qualche errore spedendola per sbaglio a casa di Lele Mora. Un calvario che non oso raccontarti ulteriormente. A parte gli scherzi, io adoro il cinema, come avrai capito e, dato che sono totalmente sprovvisto di talento organizzativo e (soprattutto) di soldi, mi sono buttato a capofitto nella carta: trovando rifugio nella narrativa. La narrativa ha il potere di svincolare totalmente la mente dalla scrittura che ha invece fini realizzativi dal punto di vista pratico. Per quanto riguarda l’iniziativa MArteLive: la maggior parte dei concorsi letterari ai quali ho preso parte si limitavano a chiedere quote partecipative e a non considerare la presenza dell’autore come portavoce del suo lavoro e delle sue idee; e soltanto mesi e mesi dopo (forse) ti veniva recapitata una mail con i nomi dei vincitori. Sembravano più dei terni al lotto che concorsi veri e propri. Il MArteLive possiede, senz’ombra di dubbio, un approccio decisamente più umano. Questo mi ha affascinato fin dallo scorso anno (ebbene sì, sono un novizio). Quest’anno, senza aspettarmi nulla, ho deciso di prendervi parte nonostante quel piccolo problemino che mi affligge quando vengo collocato in mezzo ad ingenti quantità di persone: la sociopatia.
Togliamoci il dente e dicci subito quali sono i tuoi progetti per il futuro: di questa vittoria che ne farai?
Inizialmente avevo pensato a della cocaina e a delle prostitute gialle minorenni… ma ricontrollando il bando non riuscivo più a trovare la voce che testimoniava la suddetta tipologia di premiazione. Se la gente ha progetti e sogni nel cassetto, io ho acceso un mutuo per permettere ai miei di abitare in un appartamento. In centro. Sono più schizzinosi di quanto pensassi, sai?!
Tu hai anche un blog, ti va di parlarcene?
Si tratta di Oceano Male, gestito assieme ad altri tre amici di vecchia data. Beh, in realtà di blog ce n’é più di uno, ma sono più dei vascelli fantasma che altro: affidare al web ciò che scrivo mi mette ansia. Non so perché ma la rete ha, proporzionalmente parlando, le stesse potenzialità di raggiungere tutti, che quelle di finire nell’oblio e nel dimenticatoio… diciamo che mi reputo un esemplare di scrittura “old school”. Preferisco di gran lunga la carta. Di qualunque entità o natura essa sia. Mi viene in mente la carta da telex di “E Morì con un Felafel in Mano” che favorisce il flusso di coscienza. La macchina da scrivere, gli scarabocchi, gli sbavi d’inchiostro, le cancellature disordinate. Ha tutto un sapore così artigianale… Peccato che la direzione sia totalmente opposta. Un pò mi spaventa, il futuro. Lo confesso.
Torniamo a bomba. Un’interessante raccolta di racconti la tua, Fantafornication, appena pubblicata dalle Edizioni Montag. Molte immagini stereotipate della bontà umana nelle trasposizioni mediatiche le fai a pezzi senza nessuna pietà, perché questo “immaginario violato”?
Un picco discendente c’é in qualsiasi storia, ho pensato che fosse il caso di donare una generazione ‘beat’ anche al mondo delle favole e della fantasia… et voilà! Inizialmente un pò di problemi legali (eh beh!). Ma con la fantasia si ovvia a tutto.
“Nel mondo dell’immaginazione è sparito il lieto fine”. Questo é l’incipit della quarta di copertina. Non ti sembra una visione un tantino pessimistica?
C’é chi pone il pessimismo ed il realismo sul medesimo piano di appartenenza. Io, personalmente, mi sento uno di quegli individui. Inconvenienti che si hanno crescendo con una madre con disturbo paranoide di personalità, che ci vuoi fare? “A chi tocca non se ingrugna”.
Tu parli di un immaginario collettivo stuprato con il paradossale esperimento d’indagine sociale: bislacca ed interessante interpretazione…
Ponendo i personaggi di fantasia in contesti degradanti e di disfacimento é facile, in qualche modo, immedesimarsi. Uscendo dall’infanzia perdiamo la nostra purezza, la nostra ingenuità. Chi riesce ad adattarsi e a vendere la propria nel più conveniente dei modi riesce forse a tirare avanti tutta la vita in maniera dignitosa (non mi riferisco al piano morale, ma esclusivamente a quello finanziario, purtroppo). Chi non ce la fa soccombe. Un pò come avviene, nella stragrande maggioranza dei casi, ai personaggi dei racconti di questa raccolta. Chi ce la fa tenendosi stretto il proprio infantilismo, invece, può tranquillamente, a mio avviso, reputarsi un genio; come Gondry. La favola, il mito fanno indissolubilmente parte del nostro essere e, per ironia della sorte, prima o poi, ci dovremo fare i conti. Lieta o nefasta che sia la conclusione… E poi la quarta di copertina non l’ho scritta io… ma cevvuòiii?! 😉
Un coniglio/peluche dimenticato che si fa assassino per amore, Pinocchio adulto e falegname che sprofonda nell’oblio (in fondo la galera fin da piccolo era prevedibile, no?!), una tartarughina di sabbia che si scioglie nel mare (poetico!), un topo ex campione dei pesi massimi alcolizzato che diventa simbolo degli oppressi, Winnie The Pooh violento e oscuro, Sailor Moon che fa la puttana, Ciccio Bello arma di distruzione di massa e Babbo Natale assassino di pedofili. Ce n’è davvero per tutti i gusti, non trovi?
Eeeehggià! Spero che ai lettori piaccia. E che Moccia ne riesca ad adattare un bel film con Raul Bova. E’ stato un anno e mezzo di intenso lavoro. Non lo voglio più vedere, quel libro. Portatelo via… guardieee!
Nel tuo modo di raccontare si percepisce forte la passione per il cinema: le tue descrizioni sono come fotogrammi, i tuoi personaggi spesso escono proprio dal mondo edulcorato delle pellicole o da quell’immaginario infantile che ha reso servizio nei cartoni animati…quanto e come il cinema influisce nel tuo modo di scrivere? Cosa nelle pellicole ti avvicina alla realtà del racconto?
Tutto. Crescere in assenza di una famiglia convenzionale mi ha imposto un ‘replacement’ che, grazie a Dio, é finito per cadere sul cinema hollywoodiano degli anni ‘80. Non sarei potuto cascare meglio. Da bambino ai film d’animazione Disney preferivo di gran lunga Veroeheven, Cameron, Zemeckis, Spielberg, Lucas. Uno spin-off/cross-over tra i due, a vent’anni, era un traguardo presumibile. Le pellicole degli autori sopracitati erano blockbuster che sapevano il fatto loro. Con personaggi e battute decisamente di spessore, nonostante fossero tematiche assai distanti dalla realtà. Svincolati, a modo loro, dagli effetti speciali odierni ostentati dalla computer grafica.
Sceneggiatore per un minuto: qual’è la storia ideale di Luca Vecchi?
Devo scrivere un finale? Come avrai capito sono poco ferrato e, nella stragrande maggioranza dei casi, tragico. Esprimersi é un lusso. Spero un giorno di potermelo permettere ogni qualvolta ne abbia capriccio. Come Clive Barker. Anche se non dirigerò mai un episodio della saga Hellraiser. Ho un bel pò di progetti. Spero di incontrare qualcuno disposto ad ascoltarli e (magari) ad investirci qualcosa… anche un panino con la porchetta andrebbe bene!
E l’autore che è in te che personaggio è?
R.R.? E’ me senza filtro. Alla ‘marocchina’, praticamente. Ho scelto uno pseudonimo poiché mi é stato insegnato da Bruce Wayne che un simbolo non muore mai. Un simbolo arriva dove un uomo é difficile che arrivi. Era un modo per (non) metterci la faccia. Non si sa mai, nel caso qualcuno se la prenda. 🙂
Grazie Luca i nostri migliori auguri per la tua carriera letteraria!
Edyth Cristofaro
Edyth Cristofaro, Fantafornication. L’immaginario violato, Intervista, letteratura, Luca Vecchi, martelive, martemagazine