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Il mondo di Erri De Luca

evakent
[L’ILLETTERATA]

evakentNon conoscevo Erri De Luca se non di fama “nominale”. Nella mia immensa ignoranza, che non esito a riconoscere ogni volta che ho il piacere di entrare dentro una libreria, avevo visto i suoi libri negli scaffali, ma mai (chissà perché?) mi era venuto in mente di sfogliarne uno. Pecca di superficialità. O forse di misconosciuto snobismo.

E’ servita una conoscenza del tutto nuova ed il suo scandalizzato “Non conosci Erri De Luca?!?” a farmi credere che, forse, il livello della mia ignoranza stava sfiorando il ridicolo e bisognava assolutamente porre rimedio in qualche modo.
Complice l’estate ed il mare, mi ritrovo per le mani un libercolo che a guardarlo nella copertina in pieno inverno, forse non gli avrei dato un soldo di fiducia, ma è estate, c’è il sole, sono a Marina di Carrara sotto l’ombrellone ed il libercolo mi passa sotto gli occhi giusto la frazione di un secondo, il tempo utile di leggere il titolo, la trama e qualche frase sparsa. E’ stato amore a prima vista.

E’ così che sono venuta a conoscenza di un autore diverso, forse anche un po’ anomalo, del erri-de-lucapanorama italiano, ma sorprendente per il suo realismo, la sua veridicità, la capacità di andare a fondo nell’animo umano, lasciando perle di pura poesia sparse tra le parole dei suoi racconti. Ancora non ho ben chiaro nella mente chi mi ricorda De Luca nel suo modo di raccontare, forse perché il parallelo letterario è impossibile nel suo caso così personale, così imprescindibile, così delicato. Ogni parola porta dentro di sé un bagaglio di significanti e significati: reali metafore di un vivere quotidiano che si fanno storia di vita e di una società intera. Passando dalle emozioni del mare alle incrollabili vette delle montagne, De Luca impasta la geografia fisica a quella umana.
I personaggi che popolano il suo mondo sono eroi solitari di un mondo decadente, addolorato, naturale eppure più vero e solidale nella miseria e nella caducità che nella ricchezza. Indifferentemente dalle età e dalle esperienze a cui dà voce, De Luca illumina di umanità uomini ed animali, corsi e ricorsi storici, umanizza anche Dio e la religione e rende possibile quella immedesimazione che coinvolge il lettore rendendolo parte integrante del percorso letterario.
Romanzi brevi, o meglio racconti lunghi, il tempo nelle sue parole si dilata occupando uno spazio contenuto, eppure estremamente denso.

Così mi sono accostata a Il peso della Farfalla (Feltrinelli 2009), meravigliosa dicotomia tra un uomo schivo come un animale ed un camoscio quasi umano, e da questo il mio percorso ha viaggiato a ritroso nel tempo alla scoperta delle sue opere, seguendo un iter assolutamente imprevedibile e decisamente non cronologico (proprio io che ho fatto della lettura in ordine cronologico, l’unico modo possibile di poter leggere e comprendere il percorso di un autore!).
Ci sono carezze che aggiunte sopra un carico lo fanno vacillare”, ed è così che mi sono trovata a voler andare avanti a tutti i costi, un viaggio via l’altro, come tante spedizioni punitive, in libreria, con una fame vorace ed irresistibile che nell’arco di meno di un mese, mi ha portata letteralmente a divorare quasi una vita letteraria intera.
Tre cavalli (Feltrinelli 1999), storia che avvalora l’ipotesi che la vita di un uomo dura quanto quella di tre cavalli, raccontando il corso tumultuoso dei primi due; Il contrario di uno (Feltrinelli 2003), venti racconti in cui il filo conduttore è la dimostrazione che “due non è il doppio ma il contrario di uno, della sua solitudine”; Il giorno prima della felicità (Feltrinelli 2009), un ragazzino solitario che scopre un nascondiglio dei tempi della guerra, un portinaio che gli fa da padre, una ragazza che vuole la verità del sangue e la felicità che ad ogni riga è in agguato; Tu, mio (Feltrinelli 1998), che segna il passaggio  dai privilegi dell’adolescenza alla ruvidezza della maturità passando per un amore addolorato e impossibile; Montedidio (Feltrinelli 2001), una vita nuova scritta su una bobina di carta, un boomerang, tredici anni, la morte di una madre e l’amore di una ragazzina forte come una donna; Aceto, arcobaleno (Feltrinelli 1992), un eremita in punto di morte che vede sfilare davanti a sé tre amici di gioventù che raccontano lo scopo ultimo di tutta la loro esistenza, la ricerca di sé e del senso di vivere; e, infine, In nome della madre (Feltrinelli 2006), storia della natività dal punto di vista molto femminile di Maria/Mìriam, dell’enorme quanto meraviglioso mistero della maternità e della grazia umana con cui questa donna ha saputo accettare il Divino.

Non c’è sinossi o spiegazione che tenga quando senti il cuore fare le capriole davanti ad un libro e alla sua storia, le corde che ti vibrano dentro vivono di vita propria. Non so cosa mi sia successo. Era tanto tempo che non sentivo questo tipo di trasporto quasi mistico che mi faceva infilare un libro dietro l’altro, arginando completamente il pericolo di delusioni.
Quali sono stati i miei preferiti? Il peso della farfalla, Tre cavalli, Montedidio e In nome della madre mi hanno lasciato senza fiato e con il cuore sospeso e gonfio, tanta la tenerezza che mi hanno saputo regalare.
Avevo bisogno di ritornare in contatto con quella parte di carne viva che mi palpita dentro e mi fa desiderare una storia indelebile. Ne ho trovate molte in De Luca. Credo che sia il miracolo dell’amore…

P.S. I libri citati, tutti editi dalla Feltrinelli Editore sono in edizione economica con prezzo orientativo di € 6, fatta esclusione per Il giorno prima della felicità € 13, Il peso della farfalla e In nome della madre € 7.50.

Eva Kent (evakent.74@gmail.com)

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