FOTOGRAFIA finalissima_ Fotofinish
“La donna, nel paradiso terrestre, ha morso il frutto dell’albero della conoscenza dieci minuti prima dell’uomo: da allora ha sempre conservato quei dieci minuti di vantaggio”. Mariolina Catani cita Jean Baptiste Alphonse Karr nella presentazione del suo lavoro e, in effetti, la finalissima del MArteLive sembrerebbe confermare questa teoria.
Una selezione iniziale, soprattutto quella romana, che aveva visto protagonista soprattutto uomini, e una finalissima in cui le firme al femminile sono in lieve maggioranza. Certo siamo quattro a cinque, ma la partenza le vedeva svantaggiate, e dal resto d’Italia sono arrivate delle sospese. La più delicata in assoluto, per sguardo e scelta prospettica, è Arianna Lerussi. Il suo mondo è contorto, delicato e soffuso. La fotografa imprime immagini di sé e del suo mondo, racconta stati d’animo e sensazioni di mancanza di quell’aspetto del femminile che è sempre dubbioso e in ricerca. La Lerussi si fa “un vestito color pianto” e mette se stessa in primo piano, per raccontare il coraggio della fragilità. Le donne di Loredana Guinicelli son ancora più confuse, quasi disperate in se stesse. La presentazione, che diventa una dichiarazione, Mea Culpa, è esplicativa di un perenne turbamento. Il bianco e nero serve per dare maggiore spicco alla pluralità emozionale dei volti delle donne che si proteggono la testa quasi a proteggere quella confusione che si può anche trasformare in forza. Come accade in Mariolina Catani, qui il bianco e nero sottolinea un profilo, una posizione decisa, una scelta corporea che esprime forza e coraggio.
Effetti metallici per la torinese Manuela Livorno, per lei l’aspetto femminile è marcato dai colori, è trasfigurato in una maternità universale e diventa un modo per giocare con gli effetti, forse eccessivi. La Livorno usa femminilità per esprimere una visione, come per gli artisti dell’antichità a cui si richiama Enrico Giamberardino, nelle sue fotografie le donne servono per la lettura del contemporaneo, come avevano fatto i grandi dell’arte. Tiziano, Magritte vengono riutilizzati e rivisitati e le donne sono elementi fondamentali, dei simboli del contemporaneo e un ponte tra passato e presente.
Delicate e forti le vediamo costruite e “plastificate” nelle foto di Gabriele Anesis. In occasione del “Ludus Maximus”, Anesis si trova di fronte delle donne “diverse” che cercano la una loro femminilità costruendola sui muscoli, contorcendo la loro fisicità in pose inutili e inappropriate al corpo di una donna.
La ricerca di una propria dimensione, anche se così strana così contorta e poliedrica, diventa il fondamento di un percorso, che ci è più facile immaginare proprio come un viaggio, in cui è il particolare che si cerca. Valentina Marella nelle sue foto cerca di imprimere questo viaggio nel particolare. Si sofferma su degli aspetti inaspettati, le scritte di New York. Quasi prendesse degli appunti con la macchina fotografica e unisse la funzione di collezionare immagini con quella dello scrivere. Così trova la fotografa trova il suo modo per raccontare.
E solo con due dei fotografi della finalissima 2010 usciamo dall’universo femminile: Massimo Vallicchia e Carmine Arrivo. Quest’ultimo si sofferma a colorare di giallo i momenti di una solitudine. Una virata di colore per mettere una patina ed imprimere una passeggiata che diventa solitudine assoluta. Vallicchia, invece, affronta le sue emozioni private in una fotografia che è un reportage sociale, impegnato e vissuto senza superficialità.
Il MArteLive potrebbe sembrare un posto insolito per raccontare una storia forte come quella della popolazione Saharawi, ma quello che riesce sempre a stupirci di questa competizione è l’assoluta libertà degli artisti. Ogni argomento può essere trattato in molteplici modi e si può giocare e poi riflettere su temi importanti e curati bene, come fa lo sguardo impegnato di Vallicchia. Quindi la sede giusta è quella che permetta di fare arte in toto, un posto come il MArteLive.
Rossana Calbi
fotografia, martelive, martelive 2010, martemagazine, Rossana Calbi, settembre 2010