Roma incontra il Mondo: Gabin, Teatro degli Orrori, Cristina Donà
Specchio di pioggia e asfalto: Cristina Donà
L’artista milanese era attesissima, in quanto assente dalle scene da circa un anno per maternità. E con un curriculum come il suo e un’esperienza live e studio così ricca, la cosa non sorprende affatto.
Villa Ada rimane una cornice d’eccezione intorno agli artisti che vi si esibiscono, e con i suoi alberi e i suoi spazi accoglie suoni, visi e colori. Nemmeno la pioggia che ha notevolmente rinfrescato l’aria è riuscita a fermare il pubblico di Cristina Donà, che ha regalato loro due ore di un live alternatamente intimo e coinvolgente.
Era la prima volta che ci capitava di intercettare quest’artista così emozionante, e ci saremmo aspettati di trovare una persona timida e introversa, a giudicare dai suoi testi così sottili e dalla sua voce così morbida. Invece la Donà sorprende piacevolmente in questo senso: non si prende troppo sul serio, e non solo canta, ma intrattiene, diverte, e rende spettacolo un concerto che ci saremmo aspettati interamente emotivo. E l’inizio, infatti ci conferma le aspettative.
Si comincia con “Settembre” (da La quinta stagione, 2007), e la voce sola, protagonista assoluta della prima parte del brano, ci introduce a quel mondo di percezioni e sfumature tutto personale di Cristina Donà.
Seguono “Migrazioni” (La quinta stagione), “L’ultima giornata di sole” (da Nido, 1999) e la dichiarazione d’amore di “Stelle buone”, da Tregua (1997), primo lavoro della cantautrice lombarda.
La Donà scherza sulla temperatura: di certo ha notato anche lei quella nebbia che avvolge leggera la superficie dell’acqua del laghetto dove nuotano distratte le folaghe.
Dopo le stelle si passa all’“Universo” (La quinta stagione), suo singolo col forse migliore air play radiofonico.
È poi il momento della divertente “Volevo essere altrove” (da Nido, 1999), collage di disavventure quotidiane in sonorità che definiremmo jazzate, su cui il batterista Piero Monterisi imbastisce un lungo e virtuoso assolo di batteria. Arriva anche, attesa, “Goccia” (Nido), altro classico del suo repertorio; qui l’emozione si rifà palpabile, e si vedono coppie stringersi e accennare lenti improvvisati.
Incursione nel rock con “Triathlon” (da Dove sei tu, 2003), che ci presenta la Donà donna arrabbiata.
Nuovo momento raccolto con “Labbra blu” dei Diaframma, brano spesso eseguito in duetto con Federico Fiumani durante diversi live. Ci si avvia verso la conclusione con “L’aridità dell’aria” (Tregua).
Finale intimista, dunque, a parziale conferma di quanto ci si aspettava.
Chiara Macchiarulo
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