Roma incontra il Mondo: Gabin, Teatro degli Orrori, Cristina Donà
Teatro degli Orrori: voce e coscienza del popolo
E’ a dir poco sorprendente la crescente attenzione che continua a riversarsi su Il Teatro degli Orrori. A Roma, nell’ultimo anno, li abbiamo visti svariate volte e in tutte le occasioni il live ha registrato un numero sempre più alto di pubblico.
La forza di questa band risiede anche nella capacità di presentarsi con un volto sempre diverso e di non subire, o non far trapelare, la stanchezza che una lunga e intensa tournèe può causare.
Villa Ada, nonostante le previsioni del tempo lasciassero pensare il peggio, ha accolto un gran numero di fan. Il concerto inizia in una sorta di calma apparente. La distanza tra il palco e le transenne aumenta le probabilità per Capovilla di sfracellarsi al suolo durante i suoi abituali stage diving, ma il demonio che è in lui non si lascia sopraffare dalla paura. Con un colpo di reni si lancia sul pubblico che immancabilmente lo placca per poi restituirlo integro alla security.
La scaletta è quella di sempre (all’appello manca solo “Direzioni Diverse”) e lo show si carica di minuto in minuto, di brano in brano e di parola in parola.
Come abbiamo detto più volte, e da quanto leggiamo nella loro biografia, il nome della band è un tributo al teatro della crudeltà di Antonin Artaud (1896 – 1948). Ma se osserviamo bene cosa accade durante gli show o ascoltiamo con attenzione i testi dei brani, ci rendiamo subito conto che l’ispirazione non si limita solo al nome, ma si allarga anche alla messa in pratica delle teorie teatrali. Secondo Autard le rappresentazioni dovevano trasformarsi in uno strumento utile alla purificazione dei sentimenti brutali dell’essere umano, ma non solo: il linguaggio, la luce e i suoni si dovevano rivolgere principalmente alla sfera sensoriale.
L’attore, interpretando il ruolo di un personaggio solitamente vile e crudele, si trasforma così nell’oggetto verso cui rivolgere le proprie ire.
Al centro dell’esperienza sensoriale deve esserci lo spettatore che, partecipando attivamente ed emotivamente, è indotto così a guardare dentro il proprio io.
Pier Paolo Capovilla, assumendo sul palco un atteggiamento beffardo e derisorio, utilizzando gesti provocatori e parole che penetrano fin dentro la coscienza si è fatto moderno portavoce delle teorie artaurdiane, supportato da dei musicisti che creano la giusta ambientazione.
Assistere al concerto de Il Teatro degli Orrori è un’esperienza che va vissuta fino in fondo e proprio per questo motivo è necessario lasciarsi abbandonare agli istinti. La loro non è solo dell’ottima musica, ma è anche, e soprattutto, una voce per il popolo.
Paola D’Angelo
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