Jeff Beck
[MUSICA]
ROMA- Martedì 13 luglio la Cavea dell’Auditorium Parco della Musica di Roma è un brulicare continuo di gente, tra il pubblico persone di tutte le età in fibrillazione per l’unica data italiana di Jeff Beck.
Lui è una leggenda vivente, basti solo pensare che la sua carriera ebbe inizio intorno alla seconda metà degli anni sessanta come chitarrista della storica band Yardbird, cui successivamente si aggiunse Jimmi Page, in sostituzione di Eric Clapton. Con l’arrivo di Beck e Page la rock band britannica raggiunse il successo e divenne uno dei gruppi più sperimentali dell’epoca, considerati ancora oggi tra i precursori dell’heavy metal. Dopo la parentesi con gli Yardbird il chitarrista fondò la Jeff Beck group con cui gettò le basi della fusion.
Considerato uno dei più influenti e importanti chitarristi rock, Beck ha apportato stile e tecnica alla sei corde riuscendo così ad entrare nell’olimpo dei grandi.
Con queste premesse non è difficile immaginare l’adrenalina che aleggiava tra la folla. L’attesa è sembrata interminabile, tutti erano impazienti e si cercava di velocizzare i tempi con applausi per incitare l’uscita della band.
Quando finalmente Beck fa il suo ingresso sul palco, al battito di mani si aggiungono urla di gioia: il mito è pronto a farci entrare nel tempio del rock.
Il suo inconfondibile tocco si fa subito largo tra il basso di Rhonda Smith e la batteria di Narada Michael Walden, la miscela di suoni che ne viene fuori è un sublime appagamento per i nostri sensi.
La Fender Stratocaster tra le sue mani diventa un’arma ipnotizzante ed è impossibile non lasciarsi trascinare dalla musica, i volti dei presenti in cavea suggeriscono soddisfazione ed estasi.
Ma non è solo Beck che ci lascia attoniti, anche i musicisti che lo supportano hanno qualcosa di stupefacente. Rhonda Smith, sui suoi vertiginosi tacchi a spillo, slappa, picchia e arpeggia sul basso come solo poche donne (e anche uomini) riescono a fare, mentre Walden accarezza e batte le pelli con classe e raffinatezza.
Sembra che il tempo si sia fermato d’improvviso e che solo Beck possieda la ricetta segreta per poter realizzare questa magia.
L’esecuzione di “A day in the life”, brano che porta le firme di Lennon e McCartney, è un sogno ad occhi aperti, mentre “Nessun Dorma” di Puccini è un meraviglioso tributo al pubblico della città eterna.
I presenti accompagnano l’uscita della band con una standing ovation, il miglior ringraziamento per un’ora e trenta di splendida musica. Non ci sono molte parole da aggiungere a questo spettacolo, solo una s’impone spontaneamente: perfetto!
Paola D’Angelo
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