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Herbie Hancock e “The Imagine Project”

Herbie_hancock
[MUSICA]

Herbie_hancockROMA- A soli sette anni inizia a suonare, dimostrando presto di essere un prodigio, a venti viene scritturato dalla prestigiosa casa discografica Blu Note, poco dopo entra nella band del grande Miles Davis e gli anni successivi li dedica a fondere i più disparati generi musicali e ad incidere alcuni dei brani entrati a far parte della storia del jazz e della fusion.

Herbie Hancock non si è mai posto limiti nella vita e, grazie anche al suo enorme talento e alla sua brillante capacità compositiva, ha sempre ottenuto successi e riconoscimenti, riuscendo ad aggiudicarsi ben dodici Grammy Awards (l’ultimo nel 2008 come miglior disco dell’anno).
Con queste premesse l’idea di affidare a lui l’apertura della rassegna Luglio Suona Bene 2010 all’Auditorium Parco della Musica sembra un trionfo annunciato, ma il pubblico di Roma non risponde come ci si sarebbe aspettato e la Cavea dell’Auditorium non registra il tutto esaurito. Tuttavia in questo contesto i numeri non ci interessano, la musica è riuscita a riempire anche le sedie vuote.

The Imagine Project è un progetto molto ambizioso per due motivi: primo perché si pone l’obiettivo di veicolare messaggi di pace e responsabilità sociale attraverso la musica, secondo perché i musicisti che accompagnano Hancock nei live sono tra i migliori al mondo.
Tal Wikenfeld
al basso, soli ventitre anni e una consapevolezza tecnica brillante. Ha militato nella band di Jeff Beck dove ha affinato il suo tocco trasformandolo in un veloce e preciso movimento. Vinnie Colaiuta, che non avrebbe bisogno di presentazioni, è il batterista più richiesto e pagato al mondo (tra i tanti ha lavorato insieme a Sting con cui ha realizzato alcune delle più belle esibizioni live del cantante/bassita inglese) per la sua insolita impostazione e versatilità. Greg Philinganes, tastierista dal timbro vocale sopraffino, ha suonato con: Stevie Wonder, Eric Clapton, Toto e tanti altri. E infine Lionel Loueke, eccentrico chitarrista dalla voce quasi baritona.

Il concerto è stato una catena montuosa di piaceri e brividi. L’inizio è dedicato a una serie di brani funk in cui Hancock e Colaiuta intraprendono numerosi dialoghi a suon di fraseggi e controtempi, supportati dalla carica della Wikenfeld. La parte centrale perde un po’ di intensità a causa dell’eccessiva intrusione dell’elettronica. I minuti più interessanti sono quelli trascorsi in compagnia della voce di Kristina Train che ci fa ascoltare una versione rivisitata di “Imagine” di John Lennon, vibrante nella prima parte, ma eccessivamente “christmas song” nella seconda.
La Train lascia tutti a bocca aperta quando le sue corde vocali, che forse richiamano un po’ troppo al timbro di Joss Stone, si fondono con il piano di Hancock in una meravigliosa esecuzione di una cover della cantautrice Joni Mitchell.
Tra brani di Bob Dylan e Sam Coock, il pianista non si dimentica di soddisfare le aspettative del suo pubblico ed ecco che i nostri sensi trovano pace e godimento durante i due capolavori del jazzista: “Watermalon man” e “Cantaloupe Island”.
Un encore e dei meritatissimi applausi per una formazione che ha sicuramente lasciato un segno nella storia della rassegna capitolina. Un giorno potremo dire con orgoglio ai nostri nipotini: io li ho visti e li ho amati!

Paola D’Angelo

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