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Thievery Corporation @ Atlantico Live

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TC1ROMA- Chiamarli gruppo o band sarebbe davvero poco esaustivo, i Thievery Corporation sono infatti molto di più. Più di un duo di dj (Rob Garza e Eric Hilton) di Washington DC, più di una formazione di musica elettronica trip hop e downtempo, che fa anche reggae (benissimo tra l’altro, infuocando il locale meglio che in una dancehall!) e ancora, sono più di un insieme di musicisti appassionati che si cimentano nel creare atmosfere oniriche affidandosi alla musica chillout, i Thievery Corporation sono una famiglia, estesa e multiculturale.

La musica come conduttore principale, I testi intensi e in diverse lingue il filo che cuce insieme l’uno all’altro. Forse questi sono gli ingredienti giusti per far si che un gruppo renda sempre al massimo, durando nel tempo (per loro sono ormai 15 anni di onorata carriera).

La tappa di giovedì 27 maggio, a Roma, è la prima delle date italiane. Il duo ha all’attivo 6 album TC6da studio e decine di compilation e collaborazioni, l’ultima fatica che risale al 2008 è Radio Retaliation, che li ha confermati al top della scena elettronica internazionale, con alto seguito tra gli amanti del dub e reggae.
E’ in quel dell’Atlantico Live (ex Palacisalfa) che dopo un’assenza di anni dal nostro paese, i Thievery Corporation ci faranno assaggiare un pò di questo poliedrico cd con diverse sorprese…

Verso le 22 un gruppetto ben assortito di ragazzi sale sul palco a sistemare la strumentazione, una bandiera giamaicana campeggia al centro, dove a sorreggerla c’è una batteria. Il commento di qualcuno alle mie spalle “ma non ci sono troppi strumenti su ‘sto palco?!”. Ebbene si, due batterie, percussioni e varie chitarre, questo perchè a breve ci sarà l’opening act a cura di un gruppo della capitale, la Bros Band.
TC7Salgono sul palco dicendo che non era programmato… e che è un onore aprire il concerto dei Thievery Corporation. Reggae e hip hop di protesta per questi cinque ragazzi che scaldano il palco, ma anche le persone nell’attesa. Una mezz’ora in loro compagnia, e finalmente verso le 22:40, prendono posto in consolle tra urla e applausi, Rob e Eric, dando via ad un dj-set orientaleggiante, chillout ed enigmatico. Ad accompagnare i loro dischi potenti basslines dal vivo e il suono del sitar indiano. E dopo un paio di lunghi pezzi strumentali, l’incursione brusca e inaspettata della prima voce, giunge come un fulmine a ciel sereno, in abiti tradizionali dall’India con dei dreadlocks lunghi fino alle caviglie che agita muovendosi a scatti. I fotografi impazziscono per seguirla, un volto carismatico e fotogenico che irrompe sulla scena. A sottolineare la sua voce quasi impercettibile, quando le percussioni entrano nella canzone, ci sono i magici fiati a bordo palco, tromba e sax suonati da due bizzarri personaggi che quasi rimangono estranei alla scena, compiendo tuttavia il loro lavoro egregiamente.

Ad ogni brano una nuova voce, ed ogni voce un personaggio, che insieme a tutti i già presenti dà vita ad uno spettacolo a 360°.
Particolare teatralità poi nell’esibizione dei due rastaman che iniziando a cantare dal backstage, TC8infervorano la folla, voci inconfondibili, basse ma forti, potenti. Vestiti da colonialisti inglesi, con particolare attenzione al copricapo, il duo crea un vero e proprio show, saltando di qua e di là alle estremità del palco, portando finalmente quel suono intenso e danzereccio che al pubblico dell’Atlantico piace tanto.
Forti incursioni di sax e tromba e slappate di basso accompagnano le due voci caraibiche su una melodia di chitarra funky. Si danno il cambio con una ragazza, argentina, che questa volta ci propone una canzone più lenta, meno infuocata, cantata in spagnolo, vestita in perfetto stile sixties con un caschetto di capelli rossi.
Ma non e’ finita qui, perchè arriva una donna alta dal passo felpato, si sente fischiare al suo ingresso, dal Brasile con furore, con felina eleganza si offre passo passo tra i musicisti intonando “Hare Krishna” in lingua portoghese.
TC10Da canzoni contaminate dal suono del sitar, alle percussioni brasiliane fino a sconfinare nella dance con sintonia senza esitazioni e poi ancora, una tipa che canta in francese, tale Loulou Ghelichkhani iraniana di nascita, che collabora da anni con i Thievery. Come una bambina un pò cresciutella e smaliziata Loulou prende la scena con la splendida “La Femme Parallel” tratta dall’ultimo album.
Rocambolesco alternarsi di cantanti in un perfetto e riuscitissimo spettacolo musicale. Oltre due ore e mezza  di musica pazzesca, che termina solo quando all’ultima canzone e saluto dell’ensamble il pubblico inizia ad urlare ed applaudire incessantemente richiamando sul palco tutti i musicisti e i cantanti che si sono esibiti, una festa insieme al pubblico, una festa di tutti, quando i rastaman scendono andando a prendere alcune persone dalla folla per portarla di nuovo su palco con loro a ballare e condividere “El Pueblo Unido”, rivisitazione latineggiante del classico degli Inti Illimani.
Un concerto partecipatissimo, dai musicisti ai tecnici fino al pubblico presente. Questi ragazzi venuti da Washington sanno davvero come coinvolgere, far divertire, ma non tralasciano affatto la riflessione.

Laura Fioravanti

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