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La grammatica di Benni

evakent
[L’ILLETTERATA]

evakentUn nome, una garanzia. C’è chi lo ha definito degno successore italiano del francese Daniel Pennac. Chi lo accosta (errando) al Baricco nostrano. Chi semplicemente lo prende così com’è e ne capisce la genialità.

L’intramontabile (in fondo, scherzando e ridendo sono ben più di trent’anni di onorata carriera letteraria) Stefano Benni giornalista, scrittore  e poeta italiano autore di vari romanzi e antologie  di racconti di successo, tra i quali Bar Sport, Elianto, Terra!, La compagnia dei celestini, Baol, Saltatempo, Margherita Dolcevita e Il Bar sotto il mare (tanto per citarne alcuni) ha avuto la capacità di creare nei suoi romanzi una sorta di società nella società. La sua è stata una continua crescita con la composizione di opere di carattere fantastico fortemente legate alla situazione politica e sociale contemporanea: tramite la costruzione di mondi e situazioni immaginarie dà vita ad una forte satira della società italiana degli ultimi decenni, e neanche troppo nascosta, a dir la verità.
Il suo stile di scrittura fa ampio uso di giochi di parole, neologismi e parodie di altri stili letterari (lampante il caso dei racconti contenuti ne Il bar sotto il mare in cui si trovano parodie di vari stili di scrittura). Eppure aprire un suo libro è sempre un’incognita…
I suoi personaggi sono una sghemba carrellata di veri e propri comici spaventati guerrieri che affrontano la vita a volte da perdenti, a volte da filosofi popolari eppure saggi.

La cosa che mi ha stupito di più quando mi sono trovata di fronte a La grammatica di Dio, Benniraccolta di racconti pubblicata per la Feltrinelli Editore nel novembre 2007, è stata l’orda di esseri, umani e non, protagonisti dei 25 racconti, che si fa addirittura riflessiva, ma decisamente votata all’infelicità.
L’ironia è sempre alle stelle, ma è quel tipo di ironia un po’ macabra, che colpisce alle spalle e si intrufola nella solitudine del lettore.
La quarta di copertina de La grammatica di Dio recita: “il libro del mondo, secondo Stefano Benni. Un comico, infernale ribollire di storie. Un circo di virtù e di nequizie. Il frastuono degli uomini e dei luoghi comuni”. Un frastuono di silenziose solitudini che di tutto ci investono, meno che di allegria, aggiungeremmo noi. L’atmosfera si è fatta più buia, più cupa, più feroce, del solito Benni: si sorride sì, ma di nascosto e con gli occhi umidi.
Amara oltre ogni eccesso, questa raccolta vaga simbolicamente dal dolore ad una curiosa e triste allegria, ed il lettore ne esce con la sensazione di essersi immerso nella normale giornata del mondo: quasi nulla di ciò che si è letto è impossibile, e l’insieme risulta frastornante e plausibile, come se la vita umana nelle sue sfaccettature giornaliere fosse vista da una postazione privilegiata che abbraccia una larga fetta d’umanità.
A volte sembra che ci sia la possibilità di un finale diverso, forse felice, ma Benni delude ogni aspettativa e spiazza, lasciandoci senza fiato di fronte ad un Destino impietoso: disgrazie, lutti, partenze, separazioni sembrano caderci sulla testa direttamente dalla Luna, come se fossimo estranei al mondo, almeno quanto i suoi personaggi sono estranei alla Vita, eppure così permeati da essa. Le vicende tenere e disperate degli anonimi personaggi con i quali diventa facile e familiare identificarsi e che ci sbalordiscono per la leggerezza, la disperazione e l’allegria con la quale affrontano la loro vita solitaria, ci fanno riflettere sul mondo che ci circonda. E ancora una volta Benni vince…

Stefano Benni, La grammatica di Dio, Universale Economica Feltrinelli, pag. 182, € 7.50

Eva Kent (evakent.74@gmail.com)  

Eva Kent, La grammatica di Dio, letteratura, martelive, martemagazine, Rubrica L'illetterata, Stefano Benni

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