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Il pensiero triste che si balla

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[TEATRO]

img_2174_c_bw_s_sig_xblgNAPOLI- Il pensiero triste che si balla è il titolo dell’incontro tenutosi al Pan Palazzo Arti Napoli, moderato da Giuliana Gargiulo, per presentare gli spettacoli presenti al Teatro Festival Italia, che ci raccontano del Tango, un ballo fatto di memorie e nostalgie, a cui per questa terza edizione è stata riservata una grande attenzione, con gli interventi di Giancarlo Sepe, Rodrigo Pardo, Elisa Guzzo Vaccarino, della ballerina Claudia Jakobsen e Sara Caracciolo, coordinatrice del progetto Pensavo fosse un tango

Napoletango, scritto e diretto da Giancarlo Sepe su musiche di Gardel, Santoalla e Piazzolla, è andato in scena al Teatro San Carlo il 18 e 19 giugno e racconta la storia di una famiglia del Sud, la famiglia di Concetta Incoronato, che mette insieme una compagnia di tango, con persone del tutto inadeguate, poiché in realtà in scena ci sono attori e non ballerini di tango, parafrasando la nascita del tango in Argentina.
Si balla il tango per un riscatto sociale, per risalire da un dramma vissuto, dalle difficoltà quotidiane e riaffrontare la società. ‘M’aggia movere’ dice uno dei personaggi, un modo per dire ‘lo so fare anch’io il tango’. Una delle componenti originarie del tango è proprio il ceppo napoletano, ha spiegato Sepe, sono stati gli emigranti di Napoli che con genovesi, argentini e uruguaiani in una realtà di povertà e di emarginazione si sono espressi attraverso la musica e la danza, nutrendola con i loro umori e tradizioni, dando vita a quel mix affascinante che è il tango. Così un po’ ci si dimenticava di quella nostalgia che permeava gli animi e ci si sollevava dalle difficoltà quotidiane. Lo spettacolo vuole essere un po’ il resoconto di come nacque questo ballo e vuole recuperare l’anima perché tutto si può fare con l’anima, lo spirito e il cuore. E come affermava Pina Bausch “la voce può mentire, ma il corpo non mente mai”. Il Tango allora diventa catalizzatore delle difficoltà della vita, dello struggimento, della malinconia e dell’improvvisazione, un po’ come fu per la nascita del jazz.
La Compagnia composta da venti attori, scelti dopo un casting di duemila artisti, ha affrontato un lavoro di napoletangototale coinvolgimento psico-fisico che attraverso la musica ha portato ad una nuova via di espressività teatrale. Per tutte le fasi dello spettacolo il regista ha voluto che fossero riprese in diretta streaming su www.napoletango.com e Rai.tv .

Tango Toilet ideato e diretto dal coreografo Rodrigo Pardo, in scena il 17,18,19 giugno in una vetrina di un negozio di via Toledo, a Napoli, è un dialogo per arrivare alla gente, per far sì che ci si chieda cosa è il Tango e l’idea che si ha di esso. E’ un dialogo, appunto, come afferma Claudia Jakobsen, che si fa in due e passa attraverso il cuore e può durare un minuto o si può decidere di portare avanti. 
La performance è ambientata provocatoriamente nello spazio angusto di una toilette, perché come spiega Pardo, sottolinea la difficoltà di trovare spazi adeguati all’espressione artistica a Buenos Aires, città dove abitava l’artista, e la voglia di fare uno short- movie, ovvero una coreografia in ogni stanza della sua casa, poiché non vi erano altri posti dove andare.

Elisa Guzzo Vaccarino autrice del libro Il Tango, afferma che in genere, ci si avvicina al tango per muoversi, ma poi si scopre che diventa un pozzo di scavo continuo e una ricerca di sé, di qualcosa di cui si ha bisogno. L’ interpretazione e l’esecuzione del tango coinvolge anche altri stili e la cosa straordinaria è la condivisione che si ha in esso. Una milonga per esempio si può ballare accanto a dei professionisti, cosa che non succede in nessun altro ballo, e la cosa più straordinaria è la comunicazione, ma senza parole. Il libro è anche un’indagine sull’evoluzione del tango che nasce come una danza spontanea, di strada e contiene molte interviste a maestri di diverse generazioni.

Pensavo fosse un tango infine, è il progetto coordinato da Sara Caracciolo, che ha coinvolto, le realtà di tango presenti a Napoli, con più di venti associazioni locali. Il progetto nasce con i seguenti obiettivi: portare il tango in strada per offrire alla gente un percorso di conoscenza di questa danza; unire e coinvolgere tutte queste realtà, impresa che come afferma la coordinatrice, non è stata semplice per i differenti approcci che ognuna ha a questo ballo.
Presente in sala anche il direttore del Teatro Eliseo, che ha colto l’occasione per ringraziare tutta la compagnia di Napoletango e ha affermato che oggi la voglia di riscatto è un sentimento comune che passando attraverso la creatività in un momento di guerra, come quello che stiamo vivendo diventa un vero atto politico.

Maria Colucci

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