ARTIGIANATO & ECODESING VI_ Artistica materia
Tic-tac il tempo sta finendo e anche il MArtelive, ma non per questo c’è da essere tristi, infatti i bei ricordi rimangono celati dentro gli oggetti più impensabili. Lo sa bene Maria Grazia Palmaccio, un’artigiana della memoria, che fa del riciclo non solo una questione morale, ma anche e soprattutto artistica.
Così cucchiaini riesumati dalle cucine delle mamme, vecchie sveglie della nonna, ingranaggi vengono donati a nuova vita dalle mani abilissime di questa orafa che ha scelto di abbandonare il prezioso, nel senso letterale del termine, per darsi ad oggetti di altissimo valore seppur soltanto affettivo. Da qui nascono gioielli da indossare, collane, bracciali, oppure cinture importanti e collarini a simboleggiare un’armatura di ricordi per la donna guerriera del giorno d’oggi, che non ha più bisogno di forgiarsi con griffe e gioielli d’alto prestigio, ma le basta uno spunto di originalità e un pizzico di passato.
Tutta un’altra musica per quanto riguarda NASTY BOX, un progetto neonato di due artisti che vengono letteralmente dalla strada, poiché hanno un passato da Writers, che hanno deciso di darsi all’artigianato del riciclo creando scatole. Ma questo è solo un punto di partenza. Infatti riciclando scarti di legno, ritagliati a traforo e dipinti ad acrilico, seguendo quindi gli standard della falegnameria tradizionale, i due artisti danno vita a coloratissime scatole dalle forme e colori prese in prestito dalla Urban & Street Art: giradischi, insetti, bulldog molto arrabbiati, pupazzetti stilizzati, i cosiddetti “puppet” che si appongono alle “tag” sui muri, diventano i soggetti principali della loro ricerca basata soprattutto sulle illustrazioni di Carmine, che ci tiene a specificare di firmarsi Korvo, perchè di sicuro è più conosciuto così nell’ambito.
Per ora NASTY BOX partecipa agli eventi artistici, alle jam di graffiti, ma a breve le scatole saranno solo il pretesto per darsi a mobili, mobiletti e portare un pizzico di strada dentro le case.
Elodie Ripani invece è un’eclettica a 360° e i suoi gioielli ne sono la prova. Tra le sue collezioni si trovano ispirazioni eterogenee non riconducibili a nessun filone particolare, benché il concetto chiave di tutta la sua creazione sia il colore.
Infatti tra collane con grossi cerchi anni ’60, anelli con smalti molto accesi, e orecchini dalle forme geometriche, l’elemento di continuità è proprio questo, mentre l’artista non si pone limiti per quanto riguarda il modus operandi o i materiali da utilizzare. Lavorando sempre secondo metodologie d’oreficeria, Elodie sceglie di dare vita a prodotti di bigiotteria o gioielli preziosi, perchè se non lo facesse, ci spiega, non avrebbe una buona ragione per alzarsi la mattina. Per cui fare gioielli è una scelta, ma anche una ragione di vita, una vera e propria passione che coltiva con dedizione. L’importante dice è FARE FARE FARE!
La ciliegina sulla torta di questa serata di chiusura piena davvero di idee originali è Jacopo Mandich, più che un artigiano uno scultore con una bella carriera alle spalle e un promettente futuro davanti. Il suo lavoro si basa soprattutto sui metalli di scarto che poi lavora, fonde, assembla, taglia, plasma, mescolandoli con altri materiali, dal legno al vetro alla plastica, tutto, purché riciclato. La sua ricerca essenzialmente si basa proprio sulla comunione perfetta di due materie differenti, riuscire ad armonizzare il dualismo lo porta a sperimentare possibilità e metodologie che approdano ad opere molto concettuali, a volte di immediata riconoscibilità, come le statue ispirate ai personaggi satirici dei quadri di Bosch, altre puramente ispirate all’universo interiore dell’artista, e per questo più criptiche.
Nella sua scultura rappresentante il mondo sorretto da catene attaccate ad una ruota, Jacopo decide di sposare il legno al ferro, rappresentando così diversi caratteri dell’umanità costretti a volte a stare insieme a volte in modo innaturale e forzato, proprio come questi due elementi materici, a volte armonici e perfettamente equilibrati fra loro. E’ attraverso la materia che l’artista esplora l’esistenza e l’animo umano, proprio o del mondo.
Mikaela Dema
1 giugno, artigianato, Ecodesign, Elodie Ripani, Jacopo Mandich, Maria Grazia Palmaccio, martelive 2010, martemagazine, Mikaela Dema, Nasty Box