Maxxi: Roma al superlativo
ROMA- Roma (finalmente) al passo con i tempi. Un turbine di novità nel panorama artistico-culturale, capitolino e nazionale, è arrivato nell’ultimo weekend, quando decine di migliaia di persone hanno deciso di affollare le strade ed i locali di tutta Roma per celebrare il debutto dell’arte “modernissima” nella città.
L’inaugurazione del MAXXI ha dato un nuovo respiro ad una città che negli ultimi anni ha mostrato segni di stanchezza per idee e stile. Roma caput mundi: nessun dubbio a proposito, ma perché vivere solo di passato?
Il MAXXI, Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo, è il primo museo in Italia con protagonista l’arte del III millennio (o di poco precedente) ed assume una connotazione storica e geografica che ancora pochi comprendono. In primis la sua apertura sposta nuovamente il titolo di capitale culturale italiana a Roma, dopo la breve parentesi torinese. In secundis, Roma torna sullo scenario internazionale non per l’ennesima mostra/allestimento degli artisti di sempre, ma con il preciso intento di presentare nuovi temi ed esaltare nuove espressioni. E si mette in gioco come non accadeva da decenni ormai. Finalmente.
Il Maxxi è il punto di svolta. Lo straordinario progetto di eleganza e design è stato realizzato dall’archistella anglo-iraniana Zaha Hadid, esponente del decostruttivismo e prima donna a vincere il Premio Pritzker per l’architettura.
Ben 25mila visitatori, a soli 3 giorni dalla sua inaugurazione, hanno applaudito alla sua opera di estrema modernità e plasticità: imponente complesso di forme, curve e linee che si modellano e si incrociano rompendo le regole ferree dell’architettura classica. Un progetto avviato nel 1998 quando venne bandito il concorso pubblico internazionale per un nuovo polo espositivo dedicato all’arte e all’architettura contemporanee.
27mila metri quadrati distribuiti su 3 livelli, 11 anni di lavori, una spesa totale pari a 150 milioni di euro, ai quali si sommano i soldi spesi per l’acquisizione delle quasi 300 opere già presenti, nucleo iniziale della collezione permanente del museo. All’interno due istituzioni: il MAXXI Arte e il MAXXI Architettura, articolate intorno ad una grande hall che collega tutte le gallerie all’auditorium, caffetteria e bookshop. Un vero e proprio labirinto tra gallerie ed itinerari: le scale si incrociano, le viste sembrano sempre diverse, le forme sempre fluide e sinuose. Le luci ricreano la perfetta aria da museo che non affatica nè carica: pannelli filtrano la luce del giorno laddove possibile, mentre la luce artificiale irradia da faretti ben confusi tra colori e piattaforme. Persino gli spazi riservati al montacarichi e agli ascensori diventano perfetto soggetto fotografico. E dall’esterno superfici vetrate, forme eccentriche, colori forti ed una particolare fontana.
Non sorprende neppure che l’autentica opera d’arte sia il contenitore, a completo discapito del contenuto. Quattro le mostre presenti: Spazio, selezione di opere d’arte ed architettura; l’Immortale, dedicata a Gino De Dominicis, importante personaggio dell’arte contemporanea italiana; Luigi Moretti Architetto. Dal Razionalismo all’Informale esplora invece il duplice ruolo di progettista militante e teorico del noto architetto novecentesco; Kutlug Ataman. Mesopotamian Dramaturgies esibisce le otto opere video dell’interessantissimo artista turco contemporaneo. Giudizio personale: forse sarebbe stato il caso di esibire prima la forma, poi il contenuto: il confronto “ignorante” non aiuta.
Roma si è finalmente “ammodernizzata”, ed i romani sono tronfi di tale struttura e della plurivalente carica che assume. Nell’inarrestabile flusso di visitatori, si incontravano più e più tipologie: dai giacca-cravattini a t-shirtini colorati armati di Canon, dalle famiglie con bimbi in preda alla sindrome di Stendhal a soggetti in canotta bianca e rosario al collo. E poi turisti, turisti e turisti. E’ la festa di tutti qui a Roma: la festa di chi crede che nuove forme di arte siano davvero possibili. E doverose. Per agitare le acque del pantano, per aggiungere nuovi flussi d’acqua e zampilli.
A proposito di liquidità, la nota dolente: il progetto è ancora work in progress a causa della mancanza di fondi. L’opera sinora realizzata rappresenta il 65% del progetto previsto in quel di 12 anni fa. Nel suo futuro prossimo, il MAXXI si arrabatterà con 10 milioni di euro l’anno, dei quali 2,5 milioni dal Ministero, una parte dalla Arcus Spa -Società per lo sviluppo dell’arte, della cultura e dello spettacolo, ed i restanti dalle casse del Museo.
Voglio essere ottimista e speranzoso (sarà un effetto collaterale degli effluvi artistici inalati nelle ultime ore…) e credere in un futuro prossimo cultural- modernamente fertile e portante frutto.
Roma è entrata nel XXI secolo: tutto il resto è noia. Finalmente.
Francesco Salvatore Cagnazzo
Foto Iwan Baan e Simone Cecchetti
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