GRAFICA IV_ Dietro la maschera
Giochi di luce, specchi falsati e maschere. Sono alcuni degli strumenti cardine di un qualsiasi illusionista, primo araldo dell’inganno dei sensi, ma anche un punto di partenza per molti dei lavori di questa settimana, basati come sempre sul tema dell’ingannevole apparenza.
Maschere come quelle che ci mostra Amedeo Colicchio: un poligono di tiro, una visuale da videogame, con tanto di punteggio e status di gioco e un apparente bersaglio di carta, che a uno sguardo più ravvicinato scopriamo essere un volto di donna. “Alcune persone riescono a percepire la vera identità che sta dietro a una maschera” ci spiega lo stesso autore. L’opera è stata realizzata interamente in vettoriale, ad esclusione del volto di donna, realizzato a mano.
Quella della maschera è una lezione che Matteo Beccucci conosce bene, e ce lo fa vedere mostrando nove versioni rielaborate di sé stesso, ognuna vestita diversamente dall’altra e “ricoperta” da una pesante china nera. Un gioco grafico che ricrea sul suo volto molteplici forme (dall’occhio gigante al pesce, dal polpo alla cresta alla bestia interiore), ognuna di queste metaforicamente riflessiva di un differente aspetto della sua identità.
Per Enza Gianfrancesco la maschera questa volta cade e decade, in un lavoro che strizza l’occhio ad alcune delle tematiche tipiche di Oscar Wilde. Da un lato una figura giovanile, ma quasi fittizia, falsata dalla sua natura di ritratto; dall’altro la stessa persona con il suo vero aspetto, invecchiato e pieno di dettagli in viso, ma proprio per questo più aderente al concetto di verità. In basso il claim “L’apparenza inganna… Ma la realtà stupisce”.
Stefano Stefanoni ci spiega invece che il problema sta proprio nel capire quale delle due sia la realtà e quale l’apparenza. Con una foto rielaborata al photoshop Stefanoni ci mostra una donna davanti a uno specchio, che tuttavia ottiene come immagine riflessa un’altra persona, totalmente agli antipodi rispetto alla precedente. Una è vestita di bianco, l’altra di nero, il tutto sotto un unico filtro verde acido, che ci distoglie da qualsiasi altro particolare. Quale delle due è la vera donna e quale quella apparente? Probabilmente entrambe e nessuna delle due.
Dal duplice passiamo quindi al triplice: è l’idea di Marco De Matteo, che ci propone tre scatti sequenziali di una ragazza, suddivisi tra loro da una ciocca di capelli, un po’ come nelle vignette di De Luca. Tre espressioni differenti riunite al photoshop, e una texture con il testo di Sweet Dreams degli Eurythmics a decorare l’intera immagine. Una realtà onirica, forse falsata, o più propriamente scomposta e rianalizzata secondo un punto di vista differente, che esula il logico rapporto temporale di causa-effetto.
Ed è proprio sui punti di vista che si basa il lavoro di Carlotta Cacciante, un’opera che dapprincipio ci appare totalmente in nero, ma a seconda del punto di vista da cui si guarda e da come la luce si riflette sulla tela, ci mostra fantasie e pattern basati sulla figura principale di un pallone da calcio. In basso, il claim “punti di vista”.
Giampiero Amodeo
18 maggio, Amedeo Colicchio, Carlotta Cacciante, Enza Gianfrancesco, Giampiero Amodeo, grafica, Marco De Matteo, martelive 2010, martemagazine, Matteo Beccucci, Stefano Stefanoni