Islanda: a caccia di luce
[TRIP: NOTE DI VIAGGIO]
Di questa stagione, in Islanda, il sole sorge pigramente verso le 11 del mattino, per scivolare in mare verso le 16. Poi tutto torna nelle tenebre. Nelle nottate più fortunate il vento solare gioca con la ionosfera e il cielo si colora di verde.
Nelle 5 ore di luce che abbiamo a disposizione possiamo avventurarci a bordo di 4×4 con gomme chiodate sulla Ring Road, per osservare le cascate intrappolate nel ghiaccio, i colori sfumati dalla neve. Il pomeriggio è una specie di lungo tramonto. I colori anziché susseguirsi velocemente restano a lungo abbaglianti nel cielo, come congelati. Dall’azzurro si passa all’oro. Quando il sole cala, tutto è porpora, anche le montagne innevate.
A Reykjavik, ma in generale in tutto il paese, a partire da gennaio parte la stagione culturale, animata da una fitta programmazione di eventi dedicati alla musica, al teatro e all’arte.
Per gli amanti della tradizione, dal 23 gennaio al 22 febbraio è dedicata ai festeggiamenti del Þorrablot, ‘La benedizione di Þorri’, che ha inizio il primo giorno del quarto mese invernale (detto appunto Þorri) secondo l’antico calendario islandese. Durante il mese di Þorri, che cade approssimativamente tra la seconda metà di gennaio e la penultima settimana di febbraio, nelle case e presso i ristoranti dei tutta l’isola tornano i cibi dell’antica tradizione vichinga pre cristiana.
Questa festività comincia ad essere menzionata a partire dal tardo quattordicesimo secolo, nell’antico manoscritto Flateyjarbók, (il libro di Flatey). Secondo la leggenda, un certo re Þorri verso la fine della stagione invernale cercava di imbonire le divinità locali portando loro delle offerte, affinché risparmiassero il suo regno dei rigori del gelido inverno. Il quarto mese invernale prenderebbe il nome proprio da lui.
I cibi presenti sulle tavole islandesi in occasione del Þorrablot sono conservati in diversi modi: essiccati, salati, affumicati, persino frollati. Gli ingredienti principali sono tutti di origine locale: pesce e carne ovina, burro in abbondanza. Tra le prelibatezze più stravaganti troviamo lo “svið” (testa d’agnello bollito), lo “hákarl” (carne di squalo groenlandese lasciato frollare), il “lifrarpylsa” (pudding fatto dal fegato d’agnello). Meno sorprendenti al nostro palato sono lo “skyr” (yogurt fatto con un caglio un po’ particolare ottenuto da un estratto secco proveniente dal rivestimento dello stomaco di mammiferi come bovini, ovini e capre), i “flatkokur” (piatti e sottili pani di segale spalmati con il burro), lo “hardfiskur” (pesce secco, sempre servito con il burro). Il tutto si accompagna con il “brennivín”, un distillato alcolico ottenuto dalle patate e poi aromatizzato con i cardi.
Se invece che indugiare nei piaceri della tavola preferite il benessere, l’Islanda è praticamente una SPA a cielo aperto. Anche d’inverno, immergersi nelle acque calde a 37-39°C, all’aperto, magari sotto il cielo livido e con temperature vicine allo zero, fa bene alla pelle, alle giunture, ma soprattutto allo spirito. Tra Keflavik e Grindavik, a pochi chilometri da Reykjavik c’è Blue Lagoon (www.bluelagoon.com), una piscina naturale di acqua celeste, in una distesa di lava nera. Mentre nel nord-est, nelle vicinanze del lago Myvatn, ci sono i Mývatn Nature Baths (www.jardbodin.is). Sparsi per tutta l’isola poi ci sono una serie di luoghi “nascosti”, sconosciuti ai più, che gli islandesi custodiscono gelosamente, come la piscina candida che appare nel video dei Novastar “Never back down” (http://www.youtube.com/watch?v=vZuS6aGcmjA). Per arrivarci però bisogna aspettare che il sole torni a salire più alto nel cielo e che la neve si sciolga rivelando i suoi segreti.
INFO COME ARRIVARE
Per avere informazioni sul viaggio potete visitare il sito Visit Iceland (www.icetourist.is); un tour operator specializzato sull’Islanda è Island Tours (www.islandtours.it). Per i voli la compagnia di bandiera è Icelandair (www.icelandair.com) e per i low-cost c’è IcelandExpress (www.icelandexpress.com).
Amanda Ronzoni
Le fotografie sono di Amanda Ronzoni e Marco C. Stoppato © 2009 – riproduzione vietata.
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