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Haiti: paradiso perduto, e non solo per il terremoto

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[TRIP: NOTE DI VIAGGIO]

viaggiHaiti occupa la parte occidentale di un’isola da sogno, Hispaniola, nel Mar dei Caraibi. Qui Cristoforo Colombo giunse nel 1492 e fondò la prima colonia del Nuovo Mondo. Per gli indigeni Taíno fu l’inizio della fine: in meno di cinquant’anni praticamente scomparvero del tutto, sterminati dalle malattie e dallo sfruttamento dei coloni.

Nonostante il clima tropicale, le spiagge bianche, il mare cristallino, Haiti oggi è considerato uno dei paesi più poveri al mondo. Nella vicina Repubblica Domenicana (che occupa due terzi dell’Isola) le cose vanno un po’ meglio, grazie soprattutto al turismo. Tra lo sterminio delle haiti_001popolazione locale, l’importazione di schiavi dall’Africa, le guerre intestine tra spagnoli, francesi, mulatti, maroons e americani, la deforestazione e il turismo sessuale, da queste parti il genere umano ha dimostrato il peggio di sé. Eppure Haiti è stato il secondo paese del continente americano, dopo gli Stati Uniti, a dichiararsi indipendente. La sua ribellione fu di esempio alla causa abolizionista nelle colonie americane e il governo si prodigò nel sostegno di altri movimenti indipendentisti nell’area.
L’isolamento internazionale che ne è seguito e l’avvicendarsi al governo di personaggi quanto meno bizzarri o controversi ha portato il paese in uno stato di degrado notevole: abbattimento delle foreste, concentrazione di baraccopoli a ridosso delle città, abbassamento del tenore di vita degli abitanti, alta mortalità infantile.

haiti_002In merito alla “gestione ambientale” della parte di isola occupata da Haiti, è interessante leggere una descrizione che ci fa Jared Diamond nel suo libro Collasso. Hispaniola vista dall’alto appare divisa in due, come da un coltello: da una parte il verde della Repubblica Dominicana, dall’altra una più incipiente deforestazione in Haiti. Il taglio degli alberi porta come conseguenza erosione del suolo e quindi produzioni sempre meno ricche. Il tutto insomma non fa che aggravare un quadro clinico già difficile. Non che dall’altra parte dell’isola siano tutte rose e fiori, solo lo sfruttamento è stato meno feroce e quindi il deterioramento è meno veloce.
In aggiunta a tutto questo, sembra quasi che il terremoto del 12 gennaio scorso abbia colpito Haiti al cuore, tenendo presente questa divisione. L’unica speranza resta che la corsa agli aiuti che si è scatenata in seguito al sisma sia solo l’inizio, un’occasione per ripartire da zero, sgombrando insieme alle macerie anche gli intralci politici e gli interessi economici che hanno concorso negli anni a strangolare la popolazione, devastare l’ambiente e creare divisioni. Il tutto per onorare la memoria dei tanti che hanno perso la vita.

INFO SU COME DARE SOSTEGNO ALLE POPOLAZIONI TERREMOTATE:
Nel marasma generale degli aiuti, un ottimo canale resta Medici Senza Frontiere
(www.medicisenzafrontiere.it).
C’è poi il programma per il Programma Alimentare Mondiale (http://it.wfp.org/storie/haiti-haiti_003il-wfp-impegnato-ad-aumentare-le-distribuzioni-di-cibo).
Sul sito di AGIRE, Agenzia Italiana Risposta Emergenze (www.agire.it) ci sono informazioni su come fare le donazioni telefoniche coi vari operatori: si donano € 2,00 tramite SMS al numero 48541 da cellulare personale TIM, VODAFONE e da rete fissa TELECOM ITALIA; i clienti mobili di Wind e Tre Italia e quelli fissi di Infostrada fino al 12 Febbraio possono inviare uno o più SMS solidali al numero 48540 per gli interventi della Croce Rossa Italiana presso la popolazione di Haiti devastata dal terremoto.
Sul sito di Terres des Hommes (http://www.terredeshommes.it/?gclid=COKc0dysxJ8CFUORzAoda1SCww) ci sono invece indicazioni su come sostenere le squadre di soccorso sull’isola.
Vi rimandiamo infine al sito dell’UNICEF (http://beta.unicef.it/?gclid=CKi1vvStxJ8CFYoVzAodqFSNeg) per ulteriori informazioni e aggiornamenti sulla situazione dei soccorsi.

Amanda Ronzoni

Le fotografie sono Marco C. Stoppato © 2009 – riproduzione vietata.

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