Jazz Colours – La musica che ti gira intorno
[MUSICA]
Quello di oggi è un viaggio attraverso la musica, un’esperienza unica per capire l’evoluzione di un genere che ha tante sfumature più di quante gliene vogliamo attribuire. Jazz Colours – La musica che ti gira intorno è una rassegna a puntate fatta di incontri con un approccio multidisciplinare rivolto non solo agli addetti al settore, ma molto di più agli appassionati o a chi si voglia avvicinare all’immenso mondo che è quello del Jazz.
La puntata del 16 novembre è tutta dedicata all’Acid Jazz & Soul Jazz. Conduce Alfredo Saitto, esperto del settore che vanta decenni di attività radio televisiva e che definisce con l’aggettivo “imperdibile” questa opportunità concessagli dalla Casa del Jazz: scomporre il genere e ridefinirne le contaminazioni che esso ha preso nella sua lunga storia, appassionando anche chi gli si avvicina, pur non conoscendolo, per la prima volta. A supporto una band di veterani, l’Italian Soul Delegation, composta da Fulvio Tomaino (voce) Massimo Calabrese (basso & voce) Luciano Ciccaglioni (chitarra & voce) Franco Ventura (chitarra & voce) Davide Pistoni (piano, tastiere & voce) Derek Wilson (batteria & percussioni) Eric Daniel (sax & flauto) Mike Applebum (tromba e flicorno), che vede tra i suoi componenti personalità di spicco nel panorama musicale italiano e non.
Dopo una breve introduzione sull’argomento, si passa subito ai fatti, e il preambolo di Fulvio Tomaino è chiaro, loro sono li perché, aldilà della musica con cui si lavora, c’è la musica del cuore, quella suonata per passione. Il Jazz, così contaminato ci viene proposto dapprima con una vena funk con la ritmata e piacevole “Play that funky music” di Wild Cherry del 1976, e poi per i nostalgici e amanti del soul un salto indietro di parecchi anni per giungere ad Etta James con “At last”, canzone composta nel 1941 per orchestra e consacrata poi nel 1961 dall’interpretazione magistrale della cantante afroamericana. Tre video a seguire sul maxischermo: “You bring me joy” di Anita Baker, “Since I fell for you” di Al Jarreau e “Sista” di Rachelle Ferrell. Cosa accomuna tutti questi artisti? Il colore della pelle, la provenienza e il melting-pot di culture che risiede in ognuno di loro, musicisti prima ancora che cantanti. Così, Saitto con l’affermare la radice “nera” di questo genere musicale, porta a riflessione il pubblico, un elemento che non può essere ignorato, quello dell’altissima percentuale di artisti afroamericani, che hanno segnato e marchiato a fuoco il panorama jazz internazionale. Jazz come libertà, improvvisazione allo stato puro, che nasce da un popolo di schiavi, che porta in esso la sofferenza e che si tramuta in arte eccelsa.
Quindi l’Italian Soul Delegation ancora protagonista sul palco, riproponendo Etta James stavolta con una sua canzone, “Tell mama” del 1967 che la vede tornare in studio dopo una lunga battaglia contro l’eroina, il successo di questo brano è grande, scala le classifiche in America arrivando sul podio dell’R&B e 23° tra le migliori 100.
Accostare interventi live a video in proiezione e commenti rende l’atmosfera di questo incontro accattivante, la sala è gremita di gente molto attenta, appassionata al tema e a come la serata si va delineando. Degno di nota è lo scroscio di applausi che al termine di ogni video si diffonde tra gli spalti, come quasi ci fossero gli artisti in carne ed ossa ad esibirsi li su quel piccolo palco, per noi.
Il lungo viaggio è giunto solo a metà del suo percorso, e stavolta ci si avvale di una registrazione tratta dal Montreux Jazz Festival con un brano che tutti conoscono, reso famoso da un film e da uno spot pubblicitario: “Street life” di Patti Austin with the Jazz Crusaders, per scandire in termini pratici l’evoluzione dal genere “classico” avuto negli anni 60 fino all’impatto quasi dance e contaminato dall’elettronica e dalla comparsa del digitale che si avrà poi per tutto il trentennio dagli anni ’70 ad oggi, arriviamo così al video di Erykah Badu “Honey”, del 2008, che narra la storia dell’Hip-Hop, R&B e Soul d’annata attraverso le copertine dei dischi più importanti, in cui Erykah si cala nelle vesti dei protagonisti. Crocevia di questa rivoluzione si trova in Inghilterra, ecco perché da adesso in poi l’attenzione si sposta in Europa.
Se per lungo tempo il jazz e i suoi discepoli erano rimasti come isolati oltre oceano, con gli anni ’80, e la comparsa di gruppi quali Incognito, Brand New Heavies, Young Disciples, Galliano, US3 e via dicendo, il genere si amplia e prende vita quella che sarà poi la stagione dell’Acid Jazz, che porterà in un secondo momento alla nascita di altri generi. C’è da dire che anche se l’Acid Jazz è propriamente britannico ha comunque i piedi piantati negli Stati Uniti, figlio di una corrente come precursori Roy Ayers, Quincy Jones e altri grandi nomi. I video qui proposti sono appunto le maggiori hit di queste band, come ad esempio “You are the universe” dei Brand New Heavies e la coloratissima “Power & Glory” dei Galliano. Si sottolinea più volte quanto l’Acid Jazz abbia in comune con il jazz, questo perché alcuni non lo considerano nemmeno una sua sfumatura, anche se poi tra i più importanti musicisti del genere troviamo dei virtuosi e degli splendidi esempi anche negli album degli anni ’90. In conclusione di serata non poteva mancare la citazione di una delle voci più belle e importanti di questi anni, che ha ispirato altrettanto grandi artisti, e quindi l’Italian Soul Delegation ci dà un assaggio di Stevie Wonder con “Superstition”, come gran finale non ci si poteva aspettare di meglio, in fondo durante la commemorazione per la morte di Michael Jackson è stato proprio lui a cantare in ricordo dell’amico scomparso.
Laura Fioravanti
(Foto di L. Fioravanti)
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