Rude & Reckless
[MUSICA]
ROMA- Scendendo le scale il locale è buio, prima di arrivare al palco si percorre un lungo corridoio affiancato da un bancone- bar gremito di gente, i bassi ti fanno tremare le viscere…Siamo nel cuore del quartiere popolare San Lorenzo a Roma. Il Mads ospita la storica band di New York The Slackers, che dopo 15 anni di attività torna in Europa.
Quando arrivo le danze sono già iniziate, e a far muovere gli animi sono gli Antistamina, gruppo romano che ormai da anni si erge con spicco nella scena ska-punk della Capitale e non solo. Il ritmo è incalzante e la sonorità epica dei fiati e della chitarra si celano di una venatura da colonna sonora western, è “Apache”, splendida traccia di apertura.
Si continua senza mai fermarsi, e sul palco già poco spazioso ai 5 elementi si aggiunge anche Valentina, portavoce e cantante stra-grintosa della band, con “Il perfetto benpensante“ di nuovo all’azione in andamento ska e chitarrina pulp, testo duro nei confronti di quelli che vivono rinchiusi nella propria mediocre esistenza. Un passo indietro negli anni ‘80 e la voce un pò Bertè un pò Rettore si propaga sulle note dell’eclettica rivisitazione di “Rebel Yell” del rocker inglese Billy Idol e via così fino a “Maturità”, traccia rockeggiante specchio della situazione quantomeno tragica in cui volge la nostra società: ipocrisia, precarietà, sogni infranti. Ci si balla sopra e passa la paura!
Gli Slackers stanno arrivando, vedo passare a spintoni il sassofonista tra la gente. Breve pausa per la sistemazione degli strumenti con Skatania djset. Tutto è pronto, però c’è qualcosa che mi distrae: è la mise dei ragazzi, o meglio, ultra quarantenni che tra poco suoneranno. Sembra quasi di essere tornati indietro di qualche decennio, sneakers, smoking e cappellino trilby, bianco e nero i colori dominanti.
Si inizia e la folla è pressante, il cantante Glen Pine, un tipo retrò anni ‘50 dà il benvenuto. Il percorso che si delinea passo passo su ritmiche ska-reggae vede imponenti giri di basso (elettrico ma suonato come un contrabbasso dall’egocentrico Marcus Geard) perfettamente a braccetto con il levare della batteria (Ara Babajian). Gli alternati assoli di sax (David Hillyard) e trombone (Glen Pie) improvvisati sono sempre degni di acclamazione, e così si ripercorre il meglio degli oltre 13 album dal 1996 ad oggi. Di tanto in tanto l’organista (Vic Ruggiero), con il suo modo di suonare poco accademico, ma efficiente, si intrattiene con il pubblico lanciando qua e la sguardi e commentando con frasi tipo: “Is this a Ska neighborhood, isn’t it?” – “It seems like you’re not having fun, hehe, do you?!” ma nessuno risponde, c’è troppo calore nell’aria, non è così usuale ascoltare rocksteady, rhytm ‘n’ blues e soul tutto in una volta sola, ed è come in “Rude & Reckless” cantata dallo stesso Vic: devi essere rude e temerario per mescolare e portare in giro per il mondo con fierezza questa musica.
Oltre 1 ora di concerto senza mai fermarsi, una traccia unica. Non ci sono confini di genere e di tempo per questi 6 rude boys dell’east side newyorkese. La gente, che si trova d’incanto catapultata in uno scantinato del Bronx, non smette mai di ballare, perché questa è l’essenza dello Slackers sound, quel jamaican reggae che fa muovere dentro e fuori.
Laura Fioravanti
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