Roma: la Pittura di un Impero, come dipingevano i latini
[GRAFFI(A)TI AD ARTE]
Era anche ora che qualcuno si ricordasse dei colori della classicità e non solo di lodare e onorare la Virtus romana! Alle Scuderie del Quirinale la mostra, Roma, La pittura di un Impero, ci dà modo di fantasticare sull’iconografia latina.
Pervasi dalla lettura dei testi del Winkelmann e, poi, abbagliati, dall’architettura del Ventennio fascista costruiamo attorno alle figure di Cicerone, Orazio e Seneca un mondo candido, quasi puro.
La scultura di quel tempo, così ieratica e lineare, è bianca e intoccabile ai nostri occhi e di certo la forma d’arte che meglio si è preservata. Ma quanto stupore nel vedere i graffiti Pompeiani, sembrava che lo spirito di poeti come Catullo potesse essere compreso meglio, anche se di sicuro lo scrittore di Lesbia non ha mai visto eruttare il Vesuvio.
Fino al 17 gennaio 2009, la mostra curata da Eugenio La Rocca, vuole raccogliere in un unico luogo quello che di più interessante è stato ritrovato del lungo periodo dell’Impero Romano (I secolo a.C. e il IV secolo).
I tre stili dell’arte latina che sono stati identificati e illustrati per spiegare le differenze dell’arte architettonica e decorativa del mondo latino visti nei loro sincretismi. Ecco perché oltre la Roma dell’Età Augustea che riaffiora ne Le nozze Aldobrandine, ci sono i ritratti dell’Età Traianea conservati presso i musei di Edimburgo e Londra e provenienti da El Fayyum. Un percorso didascalico e illustrativo di come i gusti siano cambiati nel tempo e di come, dalla semplice decorazione e illustrazione di scene mitologiche, si affaccino nella storia dell’Impero nuove religiosità e un nuovo approccio all’uomo. L’oasi di El Fayyum in Egitto, patria dei Tolomei, la famiglia di Cleopatra, per intenderci, era luogo di attrazione per i benestanti del regno. La ricchezza del luogo si esprime anche nell’arte che è combinazione di gusto greco ed egizio e che influenzerà molto l’arte romana.
Così l’arte segue e spiega la storia. Il rosso di Pompei va a cozzare con i triclini della valle della Farnesina. Gli stili, i gusti si spiegano in un percorso ben organizzato per le scuole. Le Scuderie del Quirinale si sono organizzare con workshop e visite guidate per i bambini.
Di certo è un buon segno scavare a fondo dell’arte antica, ma avvicinare l’arte alle giovani menti è un processo così facile che non si capisce perché trascurato nei programmi scolastici.
I colori per raccontare la storia, perché la conoscenza del mondo di oggi e di quello di ieri ha bisogno dell’arte per essere evidenziata e raccontata.
Rossana Calbi
arti visive, martelive, martemagazine, Roma: la Pittura di un Impero, rubrica Graffi(a)ti ad arte, Scuderie del Quirinale, Shiba