La giornata del contemporaneo alla Galleria SpazioOfficina 468
[GRAFFI(A)TI AD ARTE ]
Per la Quinta Giornata del Contemporaneo sono tornata alla Galleria SpazioOfficina 468. Si torna sempre nei posti che ci piacciono e che ci fanno stare bene. La gallerista Jeanne Stavropoulou sa creare un ambiente sofisticato e allo stesso tempo accogliente. Quindi dovendo scegliere, nella Giornata Contemporaneo promossa da Amaci, mi sono concessa un luogo familiare.
La bella gallerista dal cognome greco mi accoglie sorridente, una camicia viola con jabot e un paio di jeans. Il 3 ottobre la galleria è stata aperta dalle 17.00 fino a tarda sera e di certo quel paio di jeans saranno state una manna dal cielo per Jeanne, ma la camicia viola in ambiente artistico è quanto meno anomalo. L’ironia è fondamentale per fare arte e se non la si ha si perde gran parte dello stile e questo è di certo ben chiaro a Jeanne.
Da quest’anno la galleria si è arricchita di una nuova sala, in questa, dal 3 ottobre è in mostra una collettiva di artisti che raccoglie le scoperte artistiche dell’ultimo anno della galleria, Lauro Müller, Natino Chirico, ma anche Tatiane Araujo che dopo aver partecipato a due edizioni del MArteLive sta preparando una nuova ricerca artistica bicromatica. A fianco ai colori de La mia bella confusione, esplosione di vitalità e gioia, adesso ci sono solo il bianco e il nero degli acrilici che rendono vivo il cartoncino. Una nuova sperimentazione dell’artista brasiliana.
Questo spazio mi piace perché accoglie tutto, arte, letteratura e gioco. Nella nuova sala ci sono i cavalletti per i bimbi, un gioco in una giornata in cui l’arte deve essere accessibile a tutti, soprattutto ai bambini.
Piccole meteore bionde corrono nella sala principale per illustrare la personale di Roberto Taito, tutt’ora in corso. I bimbi si divertono a spiegare un’arte matura e complessa, per poi correre ai colori e riempire i fogli della loro fantasia.
Mentre i bambini giocavano Stefano Dionisi ci raccontava il suo libro, Vicoli in paradiso, Infinito Edizioni. “È la storia di una piazzetta romana, con tre anime in attesa di giudizio. Queste scendono sulla terra per concessione di un angelo guardiano e prese dal desiderio ricadono nel peccato”. Ci spiega Dionisi.
Una vicenda ambientata nella Roma del Belli e di Trilussa, una Roma popolare ma non volgare. Stefano Dionisi fa una ricerca linguistica in cui ritorna al suo passato di adolescente che si inizia al mondo teatrale grazie all’oratorio. Un mondo in cui i contatti con la gente erano vivi.
“In più di una volta nel libro la piazzetta va a rappresentare il luogo della comunicazione”, ricorda l’autore.
Ed è questa facilità di comunicazione, di giovialità, che ritroviamo in questo spazio dedicato all’arte. Per questo motivo SpazioOfficina 468 è particolare. Per questo motivo credo di ritornare presto in via della Lega Lombarda 468.
Rossana Calbi
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