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Dada e Surrealismo: una sfida dell’arte

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[ARTI VISIVE]

dada_e_surrealismo2ROMA- Questo articolo è dedicato a coloro che come me amano l’arte e che sperano sempre di vederla trionfare in ogni circostanza. Questo è lo spirito del Dada e Surrealismo a cui è dedicata la mostra presso il Vittoriano e che avrà luogo fino al 7 febbraio 2010.

E’ di sicuro un evento destinato a lasciare il segno, non solo per il suo significato culturale, ovvero la riscoperta di due momenti artistici in rottura con i canoni del passato che li ha preceduti, ma anche perché offre la possibilità di avvicinarsi ai grandi maestri del Surrealismo e del Dadaismo, quelli che definiscono le linee essenziali per la comprensione del loro modo di concepire il rapporto con la realtà.
Entrambi nascono e si sviluppano nello stesso periodo, ovvero nella prima metà del Novecento, un periodo contrassegnato da geni in fermento come Picasso o Picabia. Tuttavia, le opere esposte lungo il percorso sono forse solo alcuni esempi tra quelli più significativi in grado di documentare quel passaggio dall’arte figurativa a quella dei collage, dei papiers collés che ha avuto un peso determinante anche durante lo sviluppo di correnti successive al Dada e al Surrealismo che si traducono in varianti come quelle di Jackson Pollock.

Tra un ready-made di Man Ray, come il famoso metronomo, e una incursione metafisica di De Dada_e_surrealismo_1Chirico, ci si ritrova di fronte alle costellazioni cromatiche di Mirò che fanno da preludio agli oggetti deformati di Dalì nonché al magnifico castello sospeso di Magritte.
Figura anche Nudo che scende le scale di Duchamp, il quale ha inteso andare oltre il semplice concetto dinamico del Futurismo dando allo spettatore quell’idea di percezione di un movimento che trasforma il corpo umano e l’atmosfera che lo avvolge. C’è spazio anche per Otto Dix a cui spetta il compito di coinvolgere lo spettatore in un gioco tra colori e forme, che evidenzia la labilità dell’essere umano di fronte allo spettacolo della vita che continua la sua corsa verso il futuro.
Sfortunatamente lo spazio è poco per poter citare tutti i nomi degli artisti inclusi nella mostra e chi manca all’appello rimane tuttavia sospeso nell’aria come i frutti succosi di un giardino fiorito che seducono i sensi di chi vi entra.

Lo spettatore moderno che si trova di fronte ad opere provenienti da un passato neanche troppo lontano, può comprendere i motivi che hanno concorso alla nascita di queste due avanguardie, poiché entrambe hanno cercato di andare contro quei principi sociali creati dalla borghesia in auge.
Gli artisti si pongono a questo punto come alternativa con uno stile di vita fedele alla libertà del pensiero e del gesto dell’arte, non più succube dei sillogismi politici-borghesi.
La creatività di questi artisti sembra scontrarsi con la realtà odierna della nostra città, costretta a rifiutare l’arte di strada e le forme artistiche fuori dal comune preferendo concedere i suoi spazi ad altro.

Eva Di Tullio

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