Seun Kuti & Fela’s Egypt 80
[MUSICA]
ROMA- Per la prima volta a Roma, sul palco dell’Auditorium lo scorso 13 luglio, il nigeriano Oluseun Anikulapo Kuti conosciuto meglio come Seun Kuti porta nel nostro paese la musica afrobeat, accompagnato dagli stessi 15 musicisti, gli Egypt 80, con i quali il padre Fela Kuti ha suonato per anni durante la sua lotta politico/culturale a colpi di beat, contro le ingiustizie nel continente africano.
Nel 2008 l’etichetta francese Tout ou Tard pubblicava Many Things” primo album di Seun distribuito in Italia da Goodfellas, un disco di musica nera 100%, non le solite raccolte o cover di pezzi storici, ma un back to the roots degno di nota. Seun figlio minore di Fela Kuti, canta e balla per tutta la durata del lungo concerto, ci concede quasi due ore di ritmi tribali, Afrobeat e Funk che fanno dimenare e strillare gli animi più caldi. Il messaggio che il giovane nigeriano classe ’82, con la sua musica vuole trasmettere è che nel continente nero la gente continua a soffrire e morire sempre per gli stessi “African problems” per cui il padre si batteva fin dagli anni ’70: nulla è cambiato oltremare e la forza con cui si esibisce e suona il sax alto comunicano perfettamente la rabbia di un figlio d’Africa. Si parte con le danze, tracce lunghe e prolungate fino allo sfinimento con l’incalzare del ritmo dei tamburi e l’acidità degli assoli di tromba. Dal brano Mosquito Song, con un testo di protesta contro la disinformazione e la negligenza delle amministrazioni in Africa riguardo il problema della malaria fino a Fire Dance canzone piena di groove dedicata alla bellezza e sensualità delle donne nere. Gli Egypt 80, la formazione ultima di Fela Kuti sono sul palco con Seun, coloratissimi e sorridenti, insieme a due ballerine che completano il quadro, tutti assolutamente in sintonia: un salto di 3000 Km per il pubblico dell’Auditorium.
La gente è infuocata e perlopiù già alla seconda canzone abbandona il posto a sedere per contribuire e godere appieno la funktion. Non sono tante le persone accorse per l’evento (come si dice pochi ma buoni), ed è bello vedere che oltre ai tanti fratelli neri ci sono artisti italiani della scena black. Solo una mancanza alla serata, la mal coordinazione delle luci che a volte invece di esaltare le esibizioni soliste, sporcavano la scena e andava fuori tempo.
Forse Seun non riuscirà ad eguagliare il padre, un po’ per il cambiamento avvenuto nella società odierna, un po’ perché questo è il destino dei figli d’arte, certo è che con l’eredità musicale che si porta alle spalle continua a divulgare il messaggio di pace che rimane e sarà sempre una speranza per la sua terra d’origine, la Nigeria, e per tutto il continente africano.
Laura Fioravanti
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