La pressione di un grido
[ARTI VISIVE]
ROMA- Ci sono momenti nella vita dell’uomo in cui la certezza di esistere viene a mancare, crollano le basi che sorreggono il suo essere al mondo e tutto appare così labile e spaventosamente deforme. Dal silenzio della terra si apre un vortice e fa cadere nella sua gola profonda tutto ciò che incontra, senza distinzione né ripensamenti.
Quando la natura affronta l’uomo è difficile che sia quest’ultimo a prevalere, ma chi ha la fortuna di restare in piedi, riesce a trasformare la sua storia personale in esperienza da condividere, da raccontare attraverso svariate forme, soprattutto quelle dell’arte che da sempre accompagna l’evoluzione dell’uomo.
A tal proposito questa settimana proponiamo la mostra di Francesca Napoletano presso il Synergy Art Studio di San Lorenzo La pressione di un grido – faglie che, in esposizione fino al 21 Luglio, pone l’attenzione dello spettatore sulle trasformazioni del territorio in seguito ai movimenti inaspettati di Madre Terra.
Così da un’esperienza devastante, come il terremoto che ha colpito l’Abruzzo, può ancora nascere qualcosa che come uno specchio rivela la forza centrifuga del movimento terrestre, ma soprattutto ciò che rimane quando la terra torna al silenzio.
Il silenzio di una tela che sorprende per la sua voluminosità ed intensità emotiva che racchiude nei suoi spazi un paesaggio naturale trasformato dai suoi stessi elementi. I movimenti della terra che dividono e scompongono le zolle di terra che si lasciano disegnare con colori densi, forti come il nero ed il marrone scuro della terra al fine di imprimere la gravità dell’esperienza.
L’esperienza artistica di Francesca Napoletano è stata contrassegnata da rappresentazioni di ambienti cittadini, architetture urbane, ma in questa occasione sembra aver puntato il suo sguardo verso un paesaggio diverso, dove l’uomo vive secondo le leggi della natura e della sua distruzione. Un paesaggio rurale forse, ma anche semplice e primitivo come i colori usati per la realizzazioni delle tele.
Non ci sono esseri umani sulla tela, non compare nulla di quel che resta delle abitazioni distrutte, non ci sono strade e né qualsiasi altro elemento del mondo urbano. Il paesaggio descritto da Francesca Napoletano è scevro da ogni tentativo di descriverne la disperazione umana di fronte ad un evento forse inaspettato, poiché l’intento dell’artista è quello di evidenziarne le trasformazioni che ne seguono, quelle nel sottosuolo, fino a risalire alle condizioni poste in superficie che vengono evidenziate dal tratto marcato e dai ritmi frastagliati dell’artista.
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