Il bianco e nero delle storie di Daniele Pinti
[GRAFFI(A)TI AD ARTE]
Un purista dell’immagine sceglie il bianco e nero, un purista della fotografia sceglie lo scatto unico e rifiuta le elaborazioni di post produzione, ergo Daniele Pinti fa parte di quella cerchia di fotografi “antichi” che non ha bisogno di costruire, rielaborare, per stupire lo spettatore con un’immagine perfetta.
“Io ho sempre lavorato con la pellicola, l’ho dovuta abbandonare perché ho cambiato casa e non potevo avere più una camera oscura” .
Il giovane fotografo romano ci spiega che secondo lui la fotografia è un’arte antica, di una semplicità unica, per lui è lontana dai “giochi al computer”, rimane una pratica artigianale. La sua ricerca è più nel trovare delle immagini che siano dei racconti, le sue foto sono delle storie (tales).
Il titolo della mostra è Black tales / Withe tales. Due serie di lavori, rigorosamente in bianco e nero che si intergrano. Particolari quotidiani, una macchina ricoperta da un telo, una bambola rotta per terra. Le sue fotografie, ospiti sulle pareti di PugliaMonti, in via Urbana 104 Roma, sono i passi di una cammino per le strade della Capitale, solo qualche scatto proviene da lontano e ritrae angoli di Barcellona, la maggior parte sono immagini di una passeggiata romana. Nel Parco degli Acquedotti o in via Aurelia, non luoghi, come avrebbe detto Marc Augé, in questi spazi si trovano le “storie bianche” che raccontano le persone e “storie nere” che, invece, “sono le reliquie in cui mi imbatto“.
Daniele mi racconta, di fronte ad un bicchiere di vino, che: “per scegliere lo scatto cerco la solitudine e l’abbandono. Fabbriche, stazioni e parchi sono i luoghi dell’abbandono sociale. Mi piace ritrarre le persone che si muovono in questi spazi, da questo passaggio cerco di cogliere la bellezza e l’armonia“.
Il piccolo ristorante del Rione Monti, è totalmente bianco, i tavolini, le pareti, tutto è di luminoso in questo spazio minuscolo e in questo candore spiccano gli scatti semplici di Daniele Pinti. Tutto l’ambiente ha un chiaro sapore retrò, le foto, poi, riportano ad un’atmosfera anni ’50. È palese l’ispirazione a fotografi come Doinseneau: la limpidezza della luce, i contrasti decisi. Questo giovane fotografo si pone con lo scopo di recuperare una tradizione tecnica adattandola ai nuovi linguaggi e cercando storie contemporanee e solitudini d’oggi. Credo che questo sia un buon compromesso.
Lo sguardo giovane con un occhio un po’ antico può essere un giusto compromesso per un’arte che a volte sembra perdere d’autenticità, mentre, dovrebbe prediligere la descrizione della realtà.
Fino al 7 luglio 2009
Black tales e White tales in mostra presso PugliaMonti, pugliamonti@gmail.com
www.danielepinti.com
Rossana Calbi
arti visive, Black Tales & White Tales, Daniele Pinti, martelive, martemagazine, rubrica Graffi(a)ti ad arte, Shiba