Star Trek, regia di J.J. Abrams
CINEMA- “Spazio, ultima frontiera. Eccovi i viaggi dell’astronave Enterprise durante la sua missione quinquennale, diretta all’esplorazione di nuovi mondi, alla ricerca di altre forme di vita e di civiltà, fino ad arrivare laddove nessun uomo è mai giunto prima“, era Leonard Nimoy, alias il vulcaniano Spock, ad iniziare il solito prologo che accompagnava tutte le puntate della serie più famosa degli anni ’60.
Ideata da Gene Roddenberry, nel 1966, Star Trek fece capolinea come saga fantascientifica sul canale americano NBC, con ben tre stagioni.
Oggi la serie televisiva, seppur in passato non ebbe un grande successo, ora può definirsi un Cult del genere, vantando gloriosi seguiti e pellicole degne del suo nome.
Con Star Trek del 2009, si vogliono portare alla luce le famose radici dell’equipaggio dell’Enterprise e questo prequel viene diretto niente poco di meno che da un grande fan della serie, ovvero l’acclamato regista J.J. Abrams.
Famoso per telefilm come Alias, Lost e l’ultima creazione dal nome Fringe, J.J. Abrams è stato sempre considerato l’innovatore del mistero, dei film d’azione e di quei colpi di scena da pura tachicardia.
Come si possono dimenticare le mille parrucche di Sidney Bristow, o il viscido sguardo di Julian Sark? Come le situazioni universitarie di Felicity o le avventure di Jack e gli altri Losters. E’ stato sempre lui a riportare in vita il buon nome di Mission Impossibile, che iniziò con il grande Brian De Palma e tutt’oggi tenta davvero una “missione impossibile” con la saga fantascientifica dell’Enterprise.
Il giovane James Tiberius Kirk (Chris Pine) è un ragazzo ribelle, che ama le lotte e le donne rimorchiate al bar: non ha precisamente un codice morale e, l’unica cosa che lo contraddistingue, è il fatto di essere il figlio del deceduto George Samuel Kirk (Chris Hemsworth). Quest’ultimo era entrato nella leggenda per aver salvato molte persone durante un attacco da parte di un’astronave romulana, la Narada. L’uomo, al comando per pochi minuti, si lanciò in un attacco suicida, danneggiando la Narada e dando modo alle molte navette di fuggire.
James Kirk, pur di emulare il buon nome del padre, si arruolerà all’Accademia della Flotta Stellare e lì incontrerà figure come il Dott. Leonard McCoy (Karl Urban), l’affascinante Nyota Uhura (Zoë Saldaña) e il mezzo vulcaniano Spock (Zachary Quinto).
E’ innegabile il gran successo che ha avuto l’inizio di questa nuova saga, perché in America si parla già di record d’incassi, superando i duecento milioni di dollari e la fama che sta attorniando Star Trek (il film) è già leggendaria, mettendo da parte giustamente il deludente riscontro Italiano. Eppure qui c’è puzza di Star Wars e di tanta Industrial Light & Magic, che hanno reso e curato minuziosamente gli effetti speciali del film che, ammettiamolo, sono davvero eclatanti e spettacolari.
Spesso, tuttavia, sembra di perdere la rotta iniziale e di scommettere tutto sulla magnificenza scenica che, una volta, veniva di certo a mancare e che sapeva essere colmata con il contenuto e con le frasi ad effetto.
L’azione e la fantasia di Star Wars sembra macchiare questa nuova pellicola, nei contorni, tra spade e salti mortali nel vuoto: diciamo che la serie tv vantava un altro stile, di certo meno rocambolesco. Star Trek, così, nella sua modernità odierna si avvalora di nuovi volti che sono un po’ la nuova generazione americana e usa l’espediente di nomi già particolarmente noti (vedi l’irriconoscibile Eric Bana nel ruolo del romulano Nero o l’invecchiata Winona Ryder nel ruolo di Amanda Grayson, madre umana di Spock) per attirare definitivamente la massa.
Inutile dire che ci fa un immenso piacere riscontrarci con così tanti bei volti, compresa la straordinaria quanto inquietante presenza di Leonard Nimoy nel ruolo dello stesso Spock del futuro, che si ritrova particolarmente in sintonia con l’attuale, interpretato dal bravissimo Sylar della serie televisiva Heores, Zachary Quinto.
E sono proprio queste scene che ci coinvolgono e ci attraggono: sentire parlare Leonard Nimoy della sua amicizia con il Capitano Kirk è musica per le nostre orecchie, così come la sua assoluta convinzione nel dichiarare che in lui esistono le emozioni. Perché in fondo, pensandoci, l’antico Spock della serie televisiva ironizzava, si scontrava con Kirk, ma aveva sempre quel gelido humour che lo rendeva più che emotivo.
Purtroppo un po’ deludente l’interpretazione del bambolotto Chris Pine, famoso per commediole del tutto dimenticabili, che ci dona tanti sguardi irriverenti, ma poca classe rispetto al precedente William Shatner.
Ma andando contro ogni singolo punto e trovando un’opera che ha ben poco a che fare con la grande serie televisiva, Star Trek il film, si aggiudica la perfezione della nuova chiave moderna, che mette d’accordo un po’ tutti. Singolarmente non saranno convincenti, ma riuniti nella loro forma totale, proprio come una squadra da flotta, il cast come la storia funzionano e l’azione è ciò che basta per fare entrare lo spettatore al cinema.
Un finale superlativo e impagabile cancella i nasi storti e ci fa riflettere sul futuro di un altro sequel che, a quanto pare, è già in cantiere. Siete pronti a tornare nello spazio per un’altra avventura all’ultima frontiera?
Alessia Grasso, cinema, J.J. Abrams, martelive, martemagazine, Recensioni, Star Trek