Vincere, regia di Marco Bellocchio
CINEMA- Dopo Il regista di matrimoni, torna Marco Bellocchio per raccontare la storia, fra pubblici clamori e vicende private, di Mussolini attraverso la triste storia della moglie Ida Dalsen e del figlio Benito Albino, entrambi rinnegati.
Il film narra, con un ritmo un po’ lento, l’ascesa del Duce al potere e la sua relazione con Ida, donna bella e benestante, che oltre a dargli un figlio rinuncia a tutti i suoi averi pur di garantire al suo amato di continuare brillantemente la sua carriera politica. Tutto sembra andare a gonfie vele, fino a quando Mussolini non si scorderà della sua “prima famiglia” e farà di tutto per far sì che anche il mondo non ne abbia traccia alcuna: dalla cancellazione di ogni documento, fino alla reclusione dei due in un manicomio.
Vincere, unico film che ha concorso al festival di Cannes, racconta così l’ossessione di una donna che non accetta di essere stata abbandonata e di aver perso ogni diritto, insieme al figlio, di stare vicino al suo uomo e di godere dei suoi privilegi. Ma va oltre: descrivendo la follia di quegli anni dove per sopravvivere molti rinnegavano l’evidenza, in un’epoca tanto buia da risultare quasi claustrofobica.
Bella la fotografia ed anche il resto, ma qualcosa sembra non funzionare nell’alchimia. Il regista, infatti, alternando le scene madri del film con filmati d’epoca, in più occasioni spezza il pathos dato dalla drammaticità delle situazioni, lasciando lo spettatore un po’ freddo. Ma a cosa si deve questo distacco? Il cast è di buon livello: bravissimo Filippo Timi, che impersonando il Duce e suo figlio dimostra grandi doti camaleontiche, e Giovanna Mezzogiorno è ormai più che a suo agio nei panni della donna un po’ isterica (ma come non esserlo, soprattutto in questo caso!). Forse uno dei maggiori limiti del film è di essere in alcuni punti fin troppo didascalico, attento ad aggiornare sulle date e sugli eventi invece di lasciarsi andare ad un racconto più intimista. Gli elementi c’erano tutti, ma Vincere resta un film a metà tra un buon sussidiario per le scuole e una storia d’amore e morte raccontata solo in parte.