Traslochi ad arte fa Zona
[GRAFFI(A)TI AD ARTE]
Vi è mai capitato di entrare nei camerini di un teatro, o di un qualunque altro luogo dove ci si sta preparando a fare arte? Tensione, riti scaramantici, battute e corpi nudi che si muovono con assoluta indifferenza, avere tabù è quanto meno deleterio in questo mondo.
Traslochi ad Arte, il 24 aprile 2009, ha fatto vivere il suo back stage; ha aperto le porte al retro, ha fatto vivere quello che accade prima e lo ha fatto diventare spettacolo.
Complice ZoneHair, studio di bellezza di via Angiolo Cabrini 40, Roma, che ha prestato il suo spazio per accogliere il gruppo di artisti che si muove dietro la sigla Traslochi ad Arte. Pittori, attori, cantanti, musicisti e scrittori che trovano un posto e un tema e fanno arte assieme, ma ognuno seguendo la sua personale visione. Quello che più mi stupisce è che anche se i “traslocatori” sono più o meno eterogenei riescono ad accogliere sempre nuovi volti e, nonostante le diversità di generi, il tutto collima e combacia, anche in una situazione come Zon’Art, la zona dell’arte, dove lo spettacolo era la stessa baraonda del preparare l’arte.
Mentre Daria Mariotti e Linda Sessa si preparavano ad interpretare Elena di Troia e Andromaca in un corto in cui lo scontro diventa incontro, Fabio Gaigher cercava lo spazio per le sue foto e usava, per aiutarsi nel posizionarle, le cravatte di MollyTies. E avreste mai pensato ad un’acconciatura con cravatta o con dei lecca-lecca? Molly non poteva che avere una cravatta tra i suoi capelli e Tatiane Araujo che ha dipinto dal vivo un trittico, ostentava oltre ai suoi vivaci colori, dei succosi lecca-lecca tra i suoi ricci. Perché l’arte può essere e deve essere anche un gioco, magari sensuale.
Forse per questo Eleonora Gianfermi si è trastullata con i colori usandoli sul corpo della cantante Rossana Facciorusso, diventata per l’occasione sua tela personale. Indubbiamente un’immagine sexy quella di un dipinto che intona canzoni con voce calda e soul.
Tutto legato e slegato: teatro e pittura, impegno e divertimento. Sonia Scorti spiega con aria saccente che sarebbe meglio evitare i ritardi, nel monologo tratto dallo scrittore spagnolo Max Aub chi fa aspettare una donna fa una bruta fine. Fine che Agostino Terranova vuole far girare al contrario, canta stanco e coinvolge anche Fabio Imperiale, il pittore, stupito di essere al centro della scena, è la spalla iniziale dei cinque minuti divertenti e amari dell’intervento dell’attore.
E ancora spazio per viaggiare: con Fabio Imperiale e Valeria Patrizi. Come in un angolo di Montmartre dei primi del ‘900, i due artisti hanno usato le loro tele per dipingere corpi di donne, isolate nel tempo e nello spazio, immagini ferme, appena abbozzate con semplice rigore e attenzione.
L’arte, anche se diversa, si condiziona, si confonde e si consuma, basta creare il punto d’incontro, il momento in cui poterlo fare e Zon’Art è stata anche questa confusione del prima e dopo del fare arte.