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Il Soffio della terra, regia di S. Russo

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CINEMA- imgesterna_il_soffioTanto sono già morto…oggi voglio solo provare a vivere“, dice un emozionante Fabio De Caro, che dopo Ludos Game’s Mr. Pinky, torna tra noi con un’interpretazione molto toccante in un corto diretto e scritto da Stefano Russo, conosciuto per Sei quello che mangi, raccontando il difficile tema dell’eutanasia che in questi mesi ha riempito i nostri notiziari quotidiani.
Il Soffio della terra è stato proiettato il 28 Marzo al Caffè Letterario di via Ostiense, sotto gli occhi di un pubblico ben raccolto e della ricca presenza non solo dell’intera troupe ma anche del Sen. Lionello Cosentino, di Mario Staderini della Associazione “Luca Coscioni” di Roma per la petizione del testamento biologico, di Sergio Rovasio dell’Associazione “Certi diritti” e del cantante Enrico Capuano

Un’anteprima non indifferente che ci fa letteralmente entrare nella vita di Nicola, un uomo impossibilitato dal vivere una vita completamente normale.
Siamo negli anni ’90 e Nicola Gabriele (Fabio De Caro) è affetto da una malattia degenerativa che ne ha minato totalmente le capacità motorie e respiratorie: la sua è un’esistenza vissuta all’interno dell’ospedale, rinchiuso in una vera e propria gabbia fatta di ricordi del passato.
Tuttavia, seppur sia costretto in una vita così limitata, Nicola riesce a fare affidamento su Daniele (Enrico Ianniello), il dottore divenuto suo migliore amico, Andrea (Simona Iaccio) img1_il_soffiol’infermiera, e Giulia (Gisella Szaniszlò), l’affettuosa sorella.
Non appena arriva la notizia dell’esistenza di un nuovo sistema di ventilazione portatile, Nicola comprende che è giunta l’ora di abbandonare il suo letto d’ospedale e di realizzare il suo sogno più grande: tornare a guardare il mare, forse per l’ultima volta. 

Il soffio della terra, oltre al tocco di Russo, ha visto la collaborazione in fase di sceneggiatura da parte di Luigi Barbieri, dello story editor di Un posto al sole Guglielmo Finnazer e della produzione di Davide Contessa e Marisa Evangelista.
In una sua nota, Stefano Russo, ci ha spiegato concretamente cosa vuole trasmettere il suo corto: oltre al problema ricorrente dell’eutanasia e ai vari accanimenti terapeutici annessi, c’è qualcosa di molto più profondo da considerare e vale a dire il sentimento che si cela nella persona di Nicola, cosciente della morte prematura che lo attende.
Si scatenano così diverse indagini sul perché un uomo finisca per perdere del tutto la propria voglia di vivere, andando contro la sopravvivenza stessa.
Quando viene negata la vita nella maggior parte delle sue forme sembra ormai inutile continuare ad occupare un posto in questo mondo: la vera domanda sta in quale giustizia, secondo la nostra coscienza, bisogna dare credito. 

In riferimento ad una citazione del cortometraggio, il personaggio estremamente carismatico ed ironico di Nicola, espone le sue convinzioni, dichiarando di conoscere la fine che lo aspetterà all’interno dell’ospedale e di volere andare avanti contro tutte le conseguenze prevedibili.
Scappare dalle istituzioni sanitarie, cercare di sentire sulla propria pelle il vento, il sole e la natura è per Nicola la vera risposta contro tutte le sue indecisioni psicologiche, su ciò che lo rende fragile e oscuro allo stesso tempo.
img4_il_soffioNon ci viene così dato il ritratto di una persona ammirevole e perfettamente morale, bensì quella di un essere umano che prende la sua decisione, ricercando la vita anche in un piccolo momento.
Niente macchinari e nessun filo che tenga in “vita” una persona su un lettino di ospedale, ma lasciando sospeso il medesimo tema che ha coinvolto molti di noi, tra supposizioni e prese di coscienza.
Perfino il regista ha sempre dichiarato di avere avuto l’intenzione, tramite questo corto, di creare un dibattito pubblico, senza però schierarsi in nessuna delle fazioni presenti, lasciando che quest’opera parli da sé, come il viaggio di un uomo: “La mia opinione non è importante, intendo soltanto porre l’attenzione su un tema di scottante attualità“, specifica Russo.

Infine, dall’altro canto, dobbiamo considerare l’azione del dottore, del suo migliore amico, che si scontra verso il pericolo della fine della propria carriera e, in un certo senso, della sua etica professionale, sul perché dovrebbe sempre e comunque pensare al bene del suo paziente in cura, senza vagliare la possibilità di annullare la terapia medica.

Tra lui e Nicola così sfocerà un duro scontro, su come quest’ultimo sia arrivato ad ingannare, seppur in buona fede, il suo migliore amico per uno scopo ben più grande.
Bisogna sottolineare la meravigliosa interpretazione di De Caro, estremamente convincente, e della musica composta da Pasquale Catalano, coinvolgente e vibrante.Un cortometraggio che di certo fa polemica: tra il caso Englaro e il dibattito sul Testamento biologico, ciò che giunge a noi attraverso la parola “eutanasia” è la libertà di scelta, totalmente pura e impossibile da comandare. Noi crediamo ancora nella forza della vita e nella possibilità di cercare un altro tipo di “vita” se quest’ultima, ci è negata e “Il soffio della Terra”, ci apre davvero un mondo di riflessioni.

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