The Reader, regia di Stephen Daldry
CINEMA- “Non importa che cosa provo, non importa che cosa penso, i morti sono morti“, c’è un momento particolare all’interno di una pellicola, quando una frase o una sola parola riesce a fati venire inspiegabilmente la pelle d’oca.
Quando mi succede tendo spesso a regalare un Oscar immaginario all’attore che è riuscito a suscitarmi questo genere di emozione, ma nel caso della nostra Kate Winslet non sarà necessario limitarci ad immaginarlo. Vincitrice dell’Oscar 2009 come Miglior Attrice Protagonista, la Winslet ci dona la sua interpretazione dorata nel film The Reader- A voce alta, diretto dal regista Stephen Daldry, già famoso per pellicole come Billy Elliot e The Hours, che all’epoca valse un altro Oscar ad una delle attrici più richieste di Hollywood, ovvero Nicole Kidman nei panni della scrittrice-suicida Virginia Woolf.
The Reader, tratto dal romanzo Der Vorleser dello scrittore e professore di legge tedesco Bernhard Sclink, narra la storia di Michael Berg (David Kross), un giovane ragazzo che a seguito di un malore, viene soccorso da un misteriosa donna di nome Hanna Schmitz (Kate Winslet).
Tra i due, dopo il fatidico giorno dell’incontro, inizierà un torbida storia d’amore che provocherà in Hanna la passione per i libri e in Michael il passaggio determinante dall’età adolescenziale a quella adulta.
Tuttavia un giorno, misteriosamente, Hanna sparirà del tutto dalla vita di Michael e vi farà ritorno, casualmente dopo molto anni, in un’aula di tribunale, accusata di aver ucciso oltre trecento ebrei.
Il film, durante il suo percorso, cerca di toccare diversi punti: non solo il tragico sterminio degli ebrei nella seconda guerra mondiale, ma anche i sentimenti di gente comune, che si ritrova un’intera vita segnata dal semplice gesto di una persona amata.
Michael, nella sua tenera adolescenza scopre l’amore, ci si getta a capofitto e ne fa il suo unico punto di riferimento, proiettandosi nel futuro con un senso tipico di vuoto, di chi viene abbandonato senza una spiegazione razionale.
Hanna, dal canto suo, riesce a dimostrare un animo scontroso, a volte molto infantile, che sembra non volere concepire i suoi sbagli, rinchiudendosi nell’ottusità di un’ingenua ignoranza, in questo caso del suo analfabetismo che devia automaticamente il suo modo di pensare.
I due personaggi vengono ampiamente caratterizzati ed è fondamentale la loro abitudine di leggere ogni giorno un libro: Michael alla sua Hanna esprime il mondo della letteratura e lei tra lacrime e risate ne fa il suo tesoro più prezioso.
Così non solo si trasmette la colpa, la presa di coscienza, la giustizia che la legge dovrebbe infondere a questi criminali di guerra, ma anche il profondo amore morboso che può cambiare totalmente l’animo di una persona, rendendola automaticamente incapace di insidiarsi in altre relazioni amorose.
In questo caso Michael (interpretato splendidamente sia dal volto giovane di Kross che da quello dell’età matura di Ralph Fiennes) vivrà per sempre una vita incompleta, tra una figlia trascurata, un matrimonio fallito e tante altre conquiste di letto mandate via prima della colazione.
Non solo per l’amore incondizionato che provava nei confronti di Hanna, ma anche per l’oscuro segreto che ha tenuto dentro di sè a discapito dell’enigmatica donna, quasi come una silenziosa punizione che non doveva essere evitata, tanto meno da una sua eventuale dichiarazione.
Il film di Daldry non pretende di essere la pellicola dell’anno, ma sfuma l’emozione dell’animo umano, attraverso un sguardo, un bacio e delle silenziose lacrime, che conducono speranzosamente alla redenzione.
Una benevola segnalazione va all’attrice Lena Olin, che interpreta le parti di Rose Mather e Ilana Mather, due prigioniere sopravvissute al campo di concentramento e testimoni del processo dove è coinvolta la stessa Hanna Schmitz, a quell’epoca sorvegliante della SS.
Come si dice nella pellicola di Daldry non ha importanza cosa si prova, ma ciò che si fa, l’atto prende il sopravvento di tutto e forse è rischiando con le parole che si può riuscire ad imboccare la via dell’espiazione.
di Alessia Grasso