Napoli senza titolo
[ARTI VISIVE]
NAPOLI- Al PAN Palazzo delle Arti di Napoli di via dei Mille, fino al 10 aprile, in contemporanea alla mostra MySpace: cosa vuol dire pubblico?, la mostra collettiva Napoli senza titolo documenta e ripensa gli spazi pubblici della città, attraverso progetti, fotografie, immagini e video.
Nel solco delle diverse sollecitazioni a ripensare l’immagine della città, la mostra approfondisce il rapporto tra la città e il suo spazio pubblico, trasformatosi nel tempo, influenzato dalle diverse correnti culturali affermatesi a Napoli, città dai forti mutamenti sociali ed economici che ridefiniscono confini, simboli e identità.
Rari documenti, tratti da collezioni private ed archivi d’arte della città, materiale d’autori ed artisti, pagine intense di cronaca e di critica culturale, immagini, sequenze e testi contemporanei, anche inediti, arricchiscono gli archivi digitali del PAN. Attraverso l’utilizzo dei linguaggi più svariati, Napoli senza titolo snoda il suo percorso attraverso l’esposizione di diversi modi di intendere lo spazio.
La selezione di immagini di Fabio Donato affida il racconto delle trasformazioni e dei paesaggi napoletani agli scatti di Aniello Barone, Antonio BiasIucci, Salvino Campos, Stefano Cardone, Luciano D’Alessandro, Libero de Cunzo, Fabio Donato, Luciano Ferrara, Gianni Fiorito, Guido Giannini, Carlo Hermann, Mimmo Jodice, Oreste Lanzetta, Mario Laporta, Raffaela Mariniello, Pino Miraglia, Oreste Pipolo, Sergio Riccio, Luciano Romano, Mario Spada e Alain Volut. Con il loro obiettivo, raccontano una Napoli “non ufficiale”, suggerendo modi creativi e poetici di intendere lo spazio attraverso una raccolta di scatti inedita nel suo insieme, tale da rendere questa selezione base per un progetto di collezioni di raccolte tematiche, curate dal Centro di Documentazione. E ancora, materiali documentativi – video, interviste, proiezioni – individuati da Federica Palestino e riconducibili all’esigenza di uno ‘spazio pubblico’.
Fotografi, architetti, educatori, filmakers, artisti- cittadini della stessa città- si muovono verso un percorso geografico emozionale che “include gli esseri che la abitano e le forme del loro passaggio attraverso gli spazi, inclusi gli spazi della vita” (G. Bruno).
Esperienze “a metà”, che vedono Napoli città pioniera, nonostante la sua immagine sia quella di un corpo martoriato, con attività come quella della Mensa dei bambini proletari nel centro storico, quelle di architettura partecipata di artisti come Riccardo Dalisi al Rione Traiano (anni ’70) e Felice Pignataro a Scampia, in grado di stimolare bisogni realizzati o insoddisfatti degli abitanti di una città, concretizzandone cultura e socialità. A testimonianza del senso di appartenenza che i napoletani stabiliscono con la loro città, attraverso un legame che è anche creativo e poetico.
Nello stesso solco si collocano anche il film documentario Gli Esclusi che, alla fine degli anni ‘60 registra l’esperienza dello psichiatra Sergio Piro e la testimonianza fotografica di Luciano D’Alessandro, ma anche la Settimana nel Castello, l’iniziativa dell’architetto Aldo Capasso destinata a mobilitare risorse artistiche ed intellettuali della città, anticipando quell’apertura di Castel S. Elmo di cui quest’anno ricorre il trentennale, concorrendo, attraverso il contributo e il punto di vista dei partecipanti, alla creazione di spazi pubblici di qualità.
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