Skip to main content

Paolo Jachia e Francesco Paracchini, Nonostante Sanremo, Coniglio Editore

LIBRI- Anche quest’anno Sanremo è finito. Tra le provocazioni, le novità (sempre troppo poche), ma soprattutto tra la musica, gli ospiti e loro, i cantanti.
Ottima idea quella della Coniglio di far uscire questo splendido libro di saggistica sulla musica (P. Jachia e F. Paracchini, Nonostante Sanremo) proprio nel periodo dell’anno dedicato alla rassegna musicale sanremese, in fondo il legame c’è, si vede e ci lascia un aiuto in più per capire, apprezzare o anche solo ricordare il Festival della musica italiana più atteso di tutto l’anno.


Giusto due parole sugli autori per presentarli come si deve: Paolo Jachia insegna “Semiotica delle arti” e “Forme della canzone d’arte e d’autore” all’Università di Pavia e al DAMS di Imperia; mentre Francesco Paracchini è coordinatore da dieci anni della rivista di musica L’isola che non c’era: un lavoro di valorizzazione sugli artisti emergenti e sui nomi storici, che grazie al sito www.lisolachenoncera.it, rappresenta una delle realtà più attive sulla musica italiana.

Detto questo, essersi addentrati nel panorama della musica italiana di ieri e di oggi, grazie a questo libro, ci ha sicuramente rinverdito le idee, portato alla luce ricordi sepolti e rassicurato dal punto di vista della critica musicale: i due autori ci presentano la storia della canzone d’arte italiana al Festival di Sanremo raccontando pregiudizi e contro- pregiudizi, scalzano il concetto di musica leggera, ci fanno vedere il cantautorato da un punto di vista altro, ci mettono davanti pietre miliari della musica italiana, mostri sacri, ma anche stelle cadenti, meteore, apparse e subito scomparse, indifferentemente dal loro valore artistico. Insomma un ottimo lavoro bibliografico, ma non solo. Questo libro/saggio sulla musica italiana degli ultimi 50- 60 anni è un piccolo capolavoro di critica in cui emerge il lavoro di ogni singolo artista che abbia calcato il palcoscenico del Teatro Ariston (e prima ancora del Casinò di Sanremo) dal 1958 (anno in cui Modugno vinse il Festival con la canzone “Volare”) ad oggi.

La prima parte del saggio, a cura di Jachia, prende in considerazione il periodo che va dagli esordi del Festival (1951) fino al finire degli anni ’70, mentre la seconda parte, a cura di Paracchini, sviluppa il periodo successivo fino a giungere al 2008.
Esaustivo ed accogliente, a modo suo, questo libro è una legittimazione della canzone a far parte della cultura e dell’arte italiana. Ci ricorda di Modugno, Claudio Villa, Nilla Pizzi, Mina, Milva, Ornella Vanoni, Patty Pravo, Caterina Caselli, Nada, Tenco, Dario Fo, Celentano, Battisti, Fossati, Dalla, Vecchioni, Rino Gaetano, Marco Ferradini, Franco Battiato, Vasco Rossi, Zucchero, Baglioni, Andrea Bocelli, Fiorella Mannoia, Giuni Russo, Mia Martini, Anna Oxa, Loredana Bertè, Donatella Rettore, Mariella Nava, Paola Turci, Grazia Di Michele, Andrea Mirò, Gianna Nannini, ma anche tutti quei giovani che, soprattutto, negli ultimi anni hanno calcato le scene di Sanremo lasciando una loro impronta a volte davvero indelebile nella memoria collettiva: Marco Conidi, Gatto Panceri, Gianluca Grignani, Alex Baroni, Irene Grandi, Francesco Baccini, Alex Britti, Giorgia, Laura Pausini, i Bluvertigo di Morgan, i Negrita, i Subsonica, i Negramaro, Moltheni.

L’obiettivo primario di una Rassegna della nostra canzone dovrebbe essere la partecipazione degli autori, musicisti, cantanti, la più larga possibile e tale da rappresentare a ogni livello di gusto la maniera – e le maniere – italiane di far canzoni e cantarle. Dico “ogni livello possibile di gusto” per evitare equivoci che hanno portato anche me, in passato, a considerare buona una brutta canzone impegnata e brutta una stupenda filastrocca votata al più totale disimpegno. E tutto ciò a causa di un ignobile pregiudizio pseudo- culturale che mi impediva di comprendere che “Scacchi e tarocchi” di De Gregori e “Papaveri e papere” cantata da Nilla Pizzi al Sanremo 1952 siano due canzoni diversamente bellissime: il discorso, è ovvio, vale anche per il pregiudizio contrario”. Questo acuto commento di Fabrizio De André prelude all’articolata disamina che Paolo Jachia e Francesco Paracchini fanno nel corso del loro libro, per arrivare alla consapevolezza che solo con un’attenta analisi di sessant’anni di Festival si può avere una storia della canzone italiana libera da schematismi e pregiudizi. “La musica”, come dice Peppino Ortoleva, studioso di comunicazione e autore della postfazione del libro, “è la tappezzeria sonora della vita contemporanea”, è onnivora, onnipresente, amichevole, accogliente, “non cerca l’eternità eppure a volte la trova […], se i media audiovisivi sono l’orologio sociale, le lancette sono fatte di canzoni […]. La Canzone è la poesia di chi non legge poesia, ed è una delle ultime forme sopravvissute di narrativa in versi […], deve la sua potenza anche, e forse principalmente al fatto di non escludere nessuno, neanche dal piacere di intonarla”.
Da leggere per chiunque ami la musica e per chi volesse imparare a capirla, nelle sue mille sfaccettature e…nonostante Sanremo!

Paolo Jachia- Francesco Paracchini, Nonostante Sanremo, Coniglio Editore, pag 248, € 14.50

Coniglio Editore, Coniglio EditorePaolo Jachia, Francesco Paracchini, L'Isola che non c'era, letteratura, martelive, martemagazine, Nonostante Sanremo, Paolo Jachia e Francesco Paracchini, Recensioni

Lascia un commento