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I Lemmings, Coniglio Editore

LIBRI- Abbiamo già avuto modo di parlare della collana I Lemmings della Coniglio Editore (www.coniglioeditore.it) qualche tempo fa, quando in due tranche vi abbiamo presentato le uscite della sezione “Saggistica”. Questa volta ci inoltriamo nella sezione “Narrativa” prendendo in considerazione due volumetti che sono due chicche: quello di Giorgio Mascitelli, Piove sempre sul bagnato; e quello di Erwin De Greef, Per il resto chiedete a Pennac.

 Il primo racconta la storia di un senzatetto che vive nella Stazione Centrale di Milano che incontra uno sconosciuto con un cappotto color cammello. Da questi elementi nasce un abbozzo di miracolo: mille euro donati al barbone, in omaggio alla sua libertà. Mille euro da spendere, possibilmente in un caldo cappotto che possa difendere dal freddo e in un buon vino, con tutte le difficoltà che incontra un barbone che vive ai margini di una società stereotipata. Un senzatetto non può possedere denaro, dice la società, quindi in un negozio di lusso entra solo per dar fastidio, in un supermercato solo per rubare e quei mille euro diventano un cappio per la libertà, diventano paradossalmente una costrizione. Personaggi che si incontrano, che non si capiscono, in una sorta di parodia estremizzate di situazioni reali che viviamo ogni giorno. Piove sempre sul bagnato è un racconto ironico dal retrogusto amaro sugli uomini e l’instabilità che crea un evento inatteso o un gesto fuori dagli schemi abituali, ma è anche uno spaccato sulla vita dei diversi, che sono diversi solo formalmente, e che rappresentano il contraltare inalienabile del nostro concetto di normalità.

Il secondo è un esilarante romanzo rocambolesco, una piccola epopea tragicomica sulla realtà (surreale) del lavoro (precario) giovanile.
Il protagonista, alle prese con il mondo del precariato passerà dal fare il vendemmiatore ad essere un venditore di pubblicità, da scaricatore a pollo d’allevamento in un Call Center. Il tutto mentre cerca di arginare le aspettative dei genitori, che lo vorrebbero laureato, e insegue l’amore, che ha l’aspetto di una ragazza dagli occhi color pistacchio. Pensieri, parole ed azioni si uniscono ferocemente nella crescita del personaggio, alla ricerca disperata di sé e del suo futuro in una società che di futuro ne offre ben poco. Fino all’arrivo alla sospirata laurea che, ben lungi dall’essere un punto di arrivo, è solo un punto, un pensiero ossessivo e fisso che non porta proprio da nessuna parte: “Allora, Erwin, buono studio.
Ma se ti ho appena detto che mi sono laureato.
Sì, ma non puoi insegnare.
Perché?
Se non ti specializzi puoi tornare a vendemmiare.
Cosa?!
Un esame di ammissione, due anni di frequenza obbligatoria, più di duemila euro di tasse, lbri a carico tuo, e tanto studio, mi spiega mio padre, e sarcastico aggiunge: non mi dirai che non lo sapevi?
No che non lo sapevo e mi sento mancare le gambe, penso all’open space del call center. Ripenso all’aria perplessa che aveva Patrizia sto pomeriggio mentre le parlavo dei progetti futuri. Penso a lei che mi sta aspettando per la nostra cena di laurea. Mi stiro le braccia, mi ricompongo: io sono uno stacanovista!, mi dico.
Ripenso a quella volta che, distesi sul nostro lettone, discutemmo l’ipotesi di trasferirci in Perù, viaggiare per il mondo.
Rifletto in un attimo e mi dico: stasera, a cena, glielo propongo
.”.

Entrambi i libri sono adatti ad una lettura leggera, ma attenta, descrivono situazioni al limite del paradossale, in cui i veri protagonisti siamo proprio noi e la nostra società, in cui è sempre più difficile vivere.
Da leggere perché…bisogna imparare di nuovo a ridere, anche di noi stessi, visto che forse è proprio ridendo che si può trovare una via d’uscita alla difficoltà morale di vivere…

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