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Chi e’ il vero nemico?

Inaugurato il 9 gennaio con Libri da Ardere, continua il ciclo dedicato alla scrittrice belga Amélie Nothomb al teatro Filodrammatici di Milano: fino all’ 8 febbraio sarà infatti in scena lo spettacolo La Cosmetica del Nemico, ideato, diretto e interpretato da Corrado Accordino. Per chi ancora non conoscesse Amélie Nothomb è il caso di aprire una piccola parentesi. La Nothomb è infatti una delle più vendute scrittrice di lingua francese.

I suoi libri sono stati tradotti in più di 25 lingue e molti di questi sono diventati degli autentici best-seller. Ironica fino ad arrivare al cinismo, nei suoi libri, in gran parte autobiografici, riversa tutta la sua vita trascorsa in giro per il mondo per seguire i suoi genitori diplomatici. Non a caso è lei stessa ad affermare che il suo stile di scrivere è il ricordo rumoroso di un’infanzia difficile, con frammenti che ha sempre in testa e che l’aiutano a creare una serie di mondi soprarealisti che danno un effetto unico per il lettore. Il risultato finale di tutto ciò sono i suoi romanzi, ognuno dei quali è una breve opera teatrale, un’arena in cui si affrontano due, tre, quattro personaggi tra dispute, sarcasmi, minacce e colpi di scena.

Per capire il suo stile, una buona cartina tornasole può essere il romanzo La cosmetica del nemico. Bloccato in un aeroporto per colpa di ritardi imprevisti, l’uomo d’affari Jérôme Angust è obbligato ad ascoltare la storia di uno sconosciuto. Apparentemente senza motivo, Textor Texel comincia a raccontare la sua vita, insistendo per essere ascoltato. All’improvviso, il dialogo tra i due cambia. Angust è allibito da quello che sente e non può liberarsi da questo strano sconosciuto. Di più, sembra che lo sconosciuto sappia tanti dettagli della vita di Angust, e pian piano si scopre che il loro incontro non è affatto casuale. Nel mezzo considerazioni filosofiche, sillogismi assurdi e immorali, la tortura verbale, il tema del doppio e dell’inconscio celato e un finale, che non svelo per non rovinare la lettura a chi si accosterà a questo romanzo anche grazie a questa recensione.

La vicenda è portata in scena da Accordino in un atto unico che racconta l’incontro in una sala d’attesa di un aeroporto dei due protagonisti. Uno è esuberante, loquace, rompiscatole, quasi folle per i suoi racconti, l’altro riservato e inizialmente diffidente. Il primo non è altri che Textor Texel (interpretato in modo impeccabile da Corrado Accordino) che dopo le prime battute dimostra di conoscere molto bene storia e abitudini del suo interlocutore, Jérôme Angust (portato in scena da un ottimo Daniele Ornatelli). Textor, inizia in sordina narrandogli della sua infanzia e adolescenza fino a confessare due crimini di cui si è reso colpevole nei confronti della stessa donna, Isabel (Lara Franceschetti in versione flashback), a distanza di 10 anni: si tratta di uno stupro e di un omicidio. A questo punto l’incontro tra Jérôme e Textor diventa uno scontro che si svilupperà con esiti imprevisti e sconvolgenti.

La regia curata da Corrado Accordino è a dir poco coinvolgente: inchioda letteralmente alla poltrona lo spettatore man mano che la narrazione va avanti. L’effetto è ottenuto grazie a diversi accorgimenti narrativi come il frequente scambio di posto tra i due protagonisti principali o il ricorso ad un’ onirica Isabel che si muove sullo sfondo e mima le violenze subite dal folle Textor Textel. Ma il punto di forza di questa rappresentazione sono sicuramente le musiche scelte, le quali, oltre a scandire il passaggio da una scena all’altra, si adattano perfettamente al ritmo dei dialoghi, amplificando l’effetto provocato dalle rivelazioni fatte in scena. Di altissimo livello anche la recitazione: il duetto Accordino-Ornatelli è di gran pregio e non fa mai calare l’attenzione in sala. Difficile anche valutare chi dei due alla fine sia stato il più bravo: Accordino infatti prevale nella prima parte della narrazione, mentre Ornatelli nella seconda portando in scena in modo credibile la follia finale di Jérôme Angust, follia resa a mio avviso grazie ad una superlativa immedesimazione nel personaggio. Insomma l’intero allestimento teatrale è un meccanismo perfetto in cui ogni tassello è al posto giusto e consente al “potente” testo della Nothomb di scorrere fluido, in un susseguirsi continuo di rivelazioni sempre più incredibili e sconcertanti. L’unica cosa prevedibile di questa rappresentazione è l’esito finale in sala: cinque minuti di meritati applausi e poi tutti a casa a guardarsi allo specchio più intensamente del solito, alla ricerca del lato Textel che è celato in ognuno di noi.

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