Romagna: elogio della piadina
[TRIP: NOTE DI VIAGGIO]
Come avrete intuito dal titolo, stiamo per intraprendere un altro viaggio con interessanti risvolti gastronomici. Del resto è difficile pensare di andare a fare un giro in Romagna e non mettere in conto qualche strappo alla solita routine alimentare. E se il vessillo culinario dell’Emilia è il turtlèn, la piadina lo è della Romagna. Giusto un illustre come Giovanni Pascoli la definì testualmente “il pane, anzi il cibo nazionale dei Romagnoli”.
In effetti cosa c’è di meglio che aggirarsi tra le bellezze architettoniche e storiche di questa parte del nostro Paese per poi fermarsi in uno dei tanti chioschi che “spacciano” piadine? Morbide, calde, profumate. Comodamente arrotolate o tagliate a spicchi. C’è la versione riminese, più bassa, e quella forlivese e ravennate più spessa. La pasta di base è sempre la stessa: farina di frumento, strutto, sale e acqua, mentre per la farcitura ci sono diverse varianti. C’è la tradizionale imbottitura a base di squacquerone e rucola. Poi ci sono i salumi e formaggi vari. Per i salutisti c’è quella con le erbette. Per i più temerari, invece, c’è la farcitura con salsiccia e cipolla. Certo, poi camminare e andare per musei potrebbe diventare un po’ più impegnativo!
La piadina romagnola, del resto, la dice lunga sul territorio che le ha dato i natali. Ingredienti semplici, che uniti danno un risultato unico. La possibilità di ottenere diverse combinazioni per accontentare tutti. È tanto amata e invidiata, così semplice da realizzare, che per preservarne la tradizione si sono costituite ben tre associazioni locali per ottenere l’attribuzione dell’Indicazione Geografica Protetta (marchio IGP). Con le sue origini antiche (si parla del periodo romano), legate alla terra e alla dura vita contadina, è l’emblema della terra di Romagna: semplice e generosa. E non solo nelle sue manifestazioni gastronomiche.
Se siete dalle parti del MEI, a Faenza, oltre alle bellezze locali, avete a un tiro di schioppo niente meno che Ravenna, Brisighella, Casola Valsenio. Ma anche le Valli di Comacchio, Cervia e la riviera adriatica, con Milano Marittima, Rimini e Riccione. Per chi avesse propositi meno intellettuali, ci sono i numerosi parchi tematici, per tutti i gusti e tutte le età, oltre a innumerevoli sagre: quella del vino tipico romagnolo, della polenta e, giusto in arrivo, l’8 dicembre a Faenza, la Sagra del torrone.
Per chi vuole tentare comunque una remise en forme ci sono Riolo Terme, con le sue acque salsobromojodiche e i fanghi prodotti dai vulcanetti di Bergullo, e Bagno di Romagna, che vanta una delle offerte termali più ampie d’Italia, con vari tipi di acque che vi sgorgano (minerali, ipertermali a 45°C, termali a 39°C, bicarbonato-alcalino-sulfuree e solfureo-bicarbonato-alcalina, oligominerale, fredda a 14°C).
DOVE ANDARE E COSA VEDERE
L’Emilia Romagna è opportunamente “sdraiata” da ovest a est. Praticamente la si incrocia arrivando da nord come da sud. Per maggiori informazioni su dove dormire e dove andare, c’è il portale della Regione: www.emiliaromagnaturismo.it.
Qualche dritta in più sulla zona di Faenza l’avrete su www.terredifaenza.it. Se invece volete avventurarvi lungo la Strada del Sangiovese, trovate tutte le indicazioni su www.stradadelsangiovese.it.
Per le terme, date un’occhiata ai siti www.bagnodiromagnaturismo.it e www.termediriolo.it.
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