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Frammenti di Picasso al Vittoriano

shiba
[GRAFFI(A)TI AD ARTE]

shibaIl mese scorso si è inaugurata un’importante mostra al Complesso del Vittoriano dedicata al pittore che più rappresenta il secolo passato: Pablo Picasso.
Fino all’8 febbraio 2009, la raccolta Picasso 1917 – 1973: l’arlecchino dell’arte presenta il viaggio in Italia dell’artista che ha fatto del suo percorso artistico un continuo di corsi e ricorsi. In realtà il periodo in cui la città di Roma ospitò l’artista fu breve, appena poche settimane, per permettere l’allestimento del balletto Parade, definito da Gertrude Stein, amica di Picasso, il balletto cubista.


Picasso decide di partire per l’Italia in un suo momento difficile a causa della perdita recente della sua prima compagna, Eva, morta di tubercolosi, e dei i recenti risvolti politici che l’Europa stava intraprendendo. Nelle centottanta opere ospitate al Vittoriano troviamo un Picasso che rinasce alla vita grazie all’arte e alla vitalità della cultura italiana. Fare della critica e della storia dell’arte su Picasso risulta inutile, non compete di certo a me approfondire il discorso che il curatore della mostra, Yve-Alain Bois, Ordinario di Storia dell’Arte presso l’Istitute for Advanced Study di Princeton, ha mirabilmente affrontato nella presentazione del catalogo della mostra. Bois ha individuato la figura di Arlecchino come un alter ego dello stesso Picasso, un outsider della commedia dell’arte e figura di ribellione, che parte dal basso, simpatico e irriverente, Arlecchino è ripresentato da Picasso secondo i diversi stili e le diverse interpretazioni che solo la sua competenza artistica gli permettevano di maneggiare con maestria e dovizia. Bois definisce Arlecchino “trickester“ presentandolo come una figura comica che racchiude in sé una sua tragicità.

Picasso, come il suo Arlecchino, gioca con vari linguaggi, per approfondirli tutti e non rinnegare mai nulla di quello che è stata l’arte.
Nel suo viaggio in Italia, toccherà le città di Firenze, Napoli e Pompei, farà di Roma la sua base per motivi lavorativi. L’allestimento dello spettacolo di cui curò i costumi dovevano debuttare nel teatro romano Costanzi il 9 aprile del 1917: troverà la vitalità nel lavoro e anche l’amore per la ballerina Olga Koklova che diventerà sua moglie. Ritroverà nella classicità dell’arte romana, dall’arte imperiale al barocco, e soprattutto nelle persone che vedeva, i colori di cui il suo spirito forse aveva bisogno.

La raccolta ospitata al Complesso del Vittoriano ritrova i lavori realizzati nel suo studio di via Margutta: L’arlecchino e donna con collana, in concessione dal Centre Geroges Pompidou Musée National D’Art Moderne e L’Italienne di proprietà della Fondazione Collezione E. G. Bührle, Svizzera. E voglio pensare, forse un po’ romanticamente, che se i colori della maschera di Arlecchino sono ripercorsi nella costruzione dei costumi dello spettacolo Parade, i cui bozzetti ritroviamo in questa raccolta, forse dipende anche dallo sguardo che l’artista, più rappresentativo del secolo scorso, aveva dal suo studio romano.

Picasso 1917 – 1937 – L’Arlecchino dell’arte
Roma – Complesso del Vittoriano
Via San Pietro in Carcere (Fori Imperiali)
Fino a domenica 8 febbraio 2009

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