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La seconda vita di Georges Feydeau

Appena l’anno scorso la Compagnia GustiMisti si era imposta all’attenzione della Rassegna Giovani “Ettore Petrolini” con il testo “Il Povero Piero”, di Achille Campanile, che aveva guadagnato ben tre nomination – migliore attrice, miglior attore e migliore scenografia – e l’importante riconoscimento a Massimiliano Martini per la migliore regia. Quest’anno il Teatro Sette di Roma, giunto ormai alla IX edizione del concorso, offre alla formazione la possibilità di replicare il proprio successo con lo spettacolo “La Palla al Piede”, di Georges Feydeau, in scena dal 27 settembre al 1 ottobre.

La leggenda vuole che l’autore, considerato tra i più grandi commediografi francesi del XIX secolo, abbia espresso il desiderio di essere seppellito con un telefono affinché, anche dall’aldilà, potesse ancora comunicare con il mondo dei vivi. Se davvero queste furono le sue ultime volontà, lo splendido adattamento di Ambra Viglione e la nuova regia di Massimiliano Martini hanno trovato il loro modo per tenervi fede, sintetizzando efficacemente la complessa trama di equivoci e scambi di persona in due atti fluidi e lineari, assolutamente attuali e fruibili nonostante gli echi linguistici ottocenteschi.

Mentre le atmosfere della Belle Epoque sono realisticamente conservate attraverso la ricostruzione scenografica – di Guido Ghelardini – ed i costumi – curati da Daniela Calabrese e Paola Fadda – il testo risulta intelligentemente “ringiovanito” attraverso quadri di modernità sospesi tra i blocchi della trama. L’allestimento, infatti, è scandito da una serie di parodie surreali che ammiccano in modo ironico agli stereotipi del teatro classico e della televisione, spezzando l’intreccio senza disturbarlo ed articolando un’azione serrata che contribuisce a mantenere l’attenzione del pubblico al massimo grado.

Il senso del ritmo, tanto caro allo stesso Feydeau che richiedeva ai propri attori performance impegnative da provare a tempo di musica, mantiene nella messinscena dei GustiMisti una centralità assoluta. Tale vivacità, tuttavia, rischia talvolta di prendere il sopravvento, creando momenti caotici, dall’effetto a volte esilarante ed altre disorientante, penalizzati anche dall’estrema risonanza del teatro che nei momenti più concitati spinge le voci ad un livello assordante.

Nonostante gli eccessi, le situazioni comiche sono comunque ben congeniate e stimolano spontaneamente il divertimento del pubblico. In alcuni casi lo spettacolo cede però alla tentazione di forzare la risata calcando oltre misura la tipizzazione di alcuni personaggi secondari. Per contrasto svetta l’interpretazione della bravissima Giorgia Guerra – nei panni della protagonista Lucette – che propone una recitazione equilibrata e mai sopra le righe, nonostante le situazioni paradossali con cui il suo personaggio è chiamato a confrontarsi.
Tra gli altri – Fabio Stefanini, Alessia Bonomo, Giorgia Albero, Simone Cappotto, Valerio Fumanti, Veronica Bracaccini ed Elisabetta Massimi – merita una menzione speciale Giuseppe Chianese, che conferisce al personaggio del Generale Rodriguez una singolare quanto irresistibile comicità.

Il prossimo appuntamento con la Compagnia è per il nuovo lavoro “E se fossero tutti come me?” di P. Snero con la regia di Marco Carosi, in scena al Teatro Pegaso di Ostia dal 19 febbraio al 1 marzo.

(Foto: Roberta Bertini)

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