Expo- Cronenberg
[IL 7 SU…]
Venerdì 24 ottobre, di sera, dopo aver litigato violentemente con l’ascensorista e aver scoperto che mi si è formata una micro-cisti sotto al ginocchio conseguenza della cattiva cicatrizzazione di una ferita da machete, sono andato a riflettere sulle angustie e l’insoddisfazione del cognato di mia cugina. E quale posto più rassicurante e distensivo poteva esserci se non la sala Cinema del Palazzo delle Esposizioni?
Certo, se fosse stata deserta e silenziosa, avrei potuto farmi prendere dallo sconforto e cavarmi da solo un molare per distrarmi dai tormenti dell’indeterminatezza e dal pensiero della paletta ammazzamosche della signora Letizia; ma invece proiettavano “La Zona Morta”, nel contesto della rassegna dedicata a David Cronenberg, e così mi sono riconciliato tristemente con un mondo che non sembra offrire consolazioni stabili ma anzi propone spazi intasati in cui fatterelli pulp soffriggono stimolando i gorgoglii disgustati di milze annoiate.
Il regista canadese in virtù del suo talento visionario ha temporaneamente instaurato un rapporto intrusivo e disturbante con il museo di via Nazionale già da quando, tra 10 gennaio e 17 febbraio 2008, altri due suoi film erano stati inseriti nella rassegna Cinema Visionario. Ora, in occasione della mostra fotografica “Chromosomes – Cronenberg oltre il cinema”, che offre allo spettatore una contestualizzazione seriale ed asettica di fotogrammi splendidi, lucidi dettagli della crisi dell’organico e della minaccia del torbido, la Rassegna non poteva che diventare monografica e presentare retrospettivamente le altre gemme impure della sua filmografia rauca, da “Brood (La covata malefica)” e “Scanners” a “eXistenZ” e “Spider”, in cui la diversità mostruosa viene mostrata così come cresce dentro di noi, e prospera impadronendosi di tutti i supporti meccanici (le automobili), virtual-cibernetici (i videogiochi) che ci costruiamo, per poter crescere e propagarsi come virus (secondo le deliranti tesi di Burroughs, vedi l’arcinoto “Il pasto nudo”).
Una realtà che si plasma a misura di quell’assurdo che arzigogola nelle teste degli uomini tenendoli in costante tensione verso un loro perfezionamento evoluzionistico malsano ma trionfante. Gioco di incubi rifrangenti in cui qualcuno si perde (“Spider”) non riuscendo a ricomporre la ragnatela sempre disfatta di una memoria ed una coscienza labili ed incerte.
Ne “La zona morta”, dall’omonimo romanzo di Stephen King, Cronenberg non calca la mano sulla sostanza molle dei gangli più rabberciati e si dedica al racconto classico di una desolante parabola sul destino, di cui è protagonista l’ottimo Christopher Walken nei panni di un tranquillo maestro di campagna che in seguito ad un incidente stradale entra in coma ed uscendone dopo cinque anni con una vita da ricostruire ed una zona sconosciuta del cervello che invece prende a funzionare in modo inaspettato, gratificandolo di visioni-shock in cui anticipa il futuro. Scoprirà in un secondo momento che all’interno di quell’area del cervello c’è una zona morta in cui il futuro può essere sovrascritto, modificato; tuttavia sarà sempre più facile ritrovarsi incisi dal destino nella carne che non giungere noi a modellarlo, anche considerando le incognite di una scatola cranica concepita come fucina di trucchi e sorprese non sempre ben accette.
Il materiale presentato nella mostra, i 60 fotogrammi tratti da “La mosca”, “Videodrome”, “Inseparabili”, “Spider”, fino al più recente “La promessa dell’assassino”, selezionati da Cronenberg stesso ed elaborati graficamente sotto la sua supervisione e stampati su tela, nel lussureggiante catalogo a cura dell’Associazione VoLumina vengono commentati da eminenti personalità del mondo dell’Arte, del Cinema e della Scienza che si sentono vicini all’immaginario del regista canadese. Questa pubblicazione, come le altre dell’associazione torinese, è stata realizzata conformemente ad una concezione del manufatto editoriale che si richiama sia alla tradizione del libro d’artista, sia alla dimensione design- oriented dell’oggetto stesso, numerato e stampato in edizione limitata, con una particolare attenzione rivolta al rapporto tra stile e contenuto. VoLumina è anche impegnata nella produzione di esposizioni, tra cui quella di Chromosomes, dopo aver collaborato anche con Peter Greenaway e con il compositore Michael Nyman (www.volumina.net).
Tornando a “La Zona Morta”, probabilmente il più hollywoodiano dei film di Cronenberg, risulta beffardo l’espediente con cui il destino offre al protagonista la sua visione panottica, nelle direzioni della contemporaneità, dell’anteriorità e della posteriorità. Questo potere “ipermediale” gli deriva proprio dalla sua mancata capacità di vedere in tempo un ostacolo fatale lungo la strada. Un risarcimento paradossale che lo schivo protagonista userà in senso sociale e politico ma lasciando dei dubbi sulla onniscienza della macchina da presa narratrice, dei media protesici e delle virtù profetiche, come sottolineò Cronenberg stesso in una intervista.
Il personaggio interpretato da Walken è un testimone dell’ipersensorialità verso cui la civiltà mass-mediale sembra sospingerci.
Ma io personalmente nel 1996, recandomi in compagnia della mia fidanzata del tempo a vedere “Crash” di Cronenberg in un cinema di periferia, non riuscii a prevedere che all’andata sarei stato tamponato ad un semaforo proprio con quel suono: Crash!, eppure, dopo aver compilato il cid, andai al cinema lo stesso, e malgrado la sensualità morbosa delle immagini, non ebbi il presentimento che gli amori nevrotici non durano in eterno, ma solo la sensazione che il sesso può fare a meno degli ammortizzatori e forse anche delle boccacce.
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