Burn After Reading- A prova di spia, regia di Ethan e Joel Coen
CINEMA- L’universo dei fratelli Coen è immenso, dispersivo alle volte, ma sempre e comunque amabilmente pittoresco.
Ci propinano, a loro modo, una seria di personaggi rocamboleschi che raggiungono livelli paradossali e che ci strappano, il più delle volte, sorrisi divertiti.
Eppure la loro commedia stilizzata raggiunge spesso livelli noir, drammatici e cupi, riuscendo infine ad allacciarsi a qualcosa di inaspettato e bizzarro, del tutto fuori dai canoni della realtà.
Forse è per questo stile così particolare che, i due fratelli, si sono aggiudicati un posto nell’olimpo dei grandi autori, riuscendo ad accaparrarsi l’ambito Oscar per la Regia, con la pellicola del 2007 “Non è un paese per vecchi”.
Quest’anno, presentato fuori concorso alla 65esima Mostra del Cinema di Venezia, esce “Burn After Reading- A prova di Spia”, una commedia dark che approfondisce il tema più volte usato dello spionaggio.
Osbourne Cox (John Malkovich) è un’analista della CIA che si ritrova improvvisamente disoccupato per via dei suoi, apparenti, problemi con l’alcool.
Inconsapevolmente tradito dalla moglie Katie (Tilda Swinton) con lo sceriffo federale Harry Pfaffer (George Clooney), Cox inizierà a coltivare l’idea di scrivere un libro sulle sue memorie, salvando tutti i suoi appunti all’interno di un cd.
Tuttavia un giorno, per errore, il cd finirà tra le mani di due impiegati di una palestra, Linda (Frances McDormand) e Chad (un Brad Pitt alla James Dean), che tenteranno in tutti i modi di ricattare l’ex agente per raccogliere una considerevole somma di denaro.
Con un intero cast di eccezione, i fratelli Coen, creano un film fatto per mostrare i grandi talenti di oggi, tra risate,disperazione e tante piccole citazioni sottointese.
Si portano dietro i veterani Clooney- McDormand, facendo una grande rimpatriata di stile, che non può non incuriosire il comune spettatore.
Questi nomi altisonanti, così, sembrerebbero essere il vero perno dell’intera pellicola: un George Clooney bizzarro ed ambiguo costituito da tanti piccoli tic, un iperattivo Brad Pitt che ci regala impagabili momenti tra gli sguardi fanciulleschi di pura idiozia e lo stacchetto del “balletto della vittoria” e una McDormand sempre strepitosa tramite le sue espressioni da cartone animato.
In questa nuova pellicola, quindi, non ci sono super agenti, la CIA non salta fuori per salvare la situazione e tutto non ricade su un intrigo Top secret di rilevanza mondiale.
I Coen stavolta si destreggiano attraverso un tema spesso canzonato, aprendo tuttavia una finestra sul mondo umano, sulla vita di questi personaggi che ruota attorno alle insicurezze, alle paure, alle insoddisfazioni (Linda che cerca in tutti i modi di trovare i soldi per operazioni estetiche) e al totale allontanamento dalla possibile felicità.
Pochi sembrano ostentare i loro veri sentimenti e tutto si concentra per lo più sul come apparire esternamente, tra lo sfondo della palestra, il desiderio delle operazioni di Linda e perfino dall’allenamento, tramite la Tv, che pratica il nevrotico Cox.
E’ facile che tutti i protagonisti finiscano da soli nella fossa, perché ci si gettano a caduta libera e per loro, la parola tradimento, perde di significato quanto la parola amore.
L’immoralità e la paranoia macchiano così i momenti di satira, e seppur il finale ci lasci addosso un senso di divertimento, la domanda pessimista non tarda ad arrivare: può la nazione essere protetta da degli “idioti”?
Sentendo la mancanza di opere passate come la brillante pellicola de “Il Grande Lebowski” o “Fratello dove sei?”, ci rendiamo conto sempre di più che i prodotti vanno, con l’andare del tempo, a concentrarsi su altri tipi di aspetti che si allontanano da ciò che realmente amavamo.
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