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Musica e tv secondo Morgan

Marco Castoldi, meglio conosciuto con il nome d’arte di Morgan, racconta al nostro giornale la sua esperienza come giurato-conduttore della trasmissione televisiva X-Factor, dalla quale è uscito vincitore il gruppo da lui supportato, gli Aram Quartet. Il dandy del nuovo millennio, reduce dalla burrascosa relazione con Asia Argento, appare rinato grazie all’amore per la musica, i suoi Bluvertigo e la figlia Anne Lou.


Dopo l’attesa reunion della sua band, che si è esibita lo scorso 26 maggio nel corso della trasmissione Story Tellers di Mtv, l’eclettico milanese sarà ospite dell’evento multiartistico MArteLive il 10 giugno. Ne è scaturito un dialogo quasi filosofico, con discussioni off limits, come la sopraccitata storia d’amore con la figlia di Dario Argento, e anticipazioni sul futuro artistico del cantante, come la pubblicazione della raccolta “E’ successo a Morgan” e il ritorno all’archè sonoro con i Bluvertigo.

Hai appena concluso il percorso di co-conduttore e giurato a X-factor. Cosa ne hai ricavato da questa esperienza?
È stata un’esperienza molto bella, mi sono divertito ma ho anche messo in pratica le mie conoscenze in campo musicale. A volte mi sono sentito anche utile. Amo molto le situazioni di gruppo, le relazioni interpersonali, le situazioni di connessione tra musicisti. Amo vedere cosa ne viene fuori dai rapporti; per cui mi sono sentito a mio agio, nel conoscere musicisti giovani, in erba, che potrebbero definirsi come dei contenitori, magari non ancora pieni ma con del buon materiale da riempire. In qualche modo X-factor è stato formativo anche per me.

E gli attriti con Simona Ventura?
Non li definirei attriti bensì dibattiti, quindi non li vedo come delle rotture ma come delle occasioni di discussione.

Scomodando le teorie di Karl Popper riguardo la cattiva maestra televisione e vista la qualità discreta del programma, in che modo giudichi il vuoto del mezzo televisivo in campo musicale?
Questa è una questione molto italiana, in quanto da molto tempo il mercato musicale italiano ha delle difficoltà legate al fatto che ad un certo punto ha smesso di essere propositivo in termini di innovazione e ricerca culturale. Quello che è stato prodotto ha cominciato ad essere un risultato stanco, copiato, potremmo definirlo di seconda mano. Da cosa nasce cosa, invece a questo caso siamo arrivati al “da cosa muore cosa”. Con il passar del tempo la musica ha cominciato ad essere un peso per la scatola televisiva, quindi da un qualcosa di prezioso a un banale momento di buco per l’audience, come se la musica non facesse da traino. Quindi si è diffusa la moda del non aver degli spazi musicali nei programmi, oppure se c’era, di averlo il meno problematico possibile: non artisti emergenti, niente canzoni originali, e via dicendo. Quindi il più superficiale, il più vuoto possibile, il meno rischioso possibile. Per cui la televisione ha cominciato ad espellere la musica giungendo a una totale assenza anche in campo autoriale. Ad esempio il premio Tenco, che è un bellissimo palcoscenico dove si alternano artisti di grande livello nazionale ed internazionale, viene trasmesso dalla Rai in orari proibitivi, senza una promozione adeguata, come se fosse una forzatura: viene passato solo perché lo devono passare. Invece in Inghilterra tali manifestazioni verrebbero trasmesse in prima serata, questo vuole dire che loro hanno conservato la cultura della musica in televisione invece noi no. Quindi ben vengano trasmissioni, anche pop, come X-factor, nel quale ho dimostrato la mia professionalità anche se dovevo tener conto della nazional-popolarità.

Quindi tu rappresentavi l’unico elemento alternativo all’interno del programma…
Non proprio alternativo, ma con una diversa visione in campo musicale, portando avanti una determinata logica legata al mercato italiano, nel quale o sei d’accordo sugli atteggiamenti produttivi di musica non di qualità, oppure devi dedicarti a progetti anche rischiosi ma artistici nel vero senso della parola. Quindi da una parte c’è il discografico che tende ad edulcorare il prodotto, mentre dall’altra c’è l’artista che cerca di essere se stesso anche fuori dalle regole.

Il 6 giugno hai pubblicato il tuo nuovo album, “E’ successo a Morgan”, una raccolta che ripercorre la tua carriera da solista omaggiando anche Franco Battiato e Umberto Bindi. Sin dalla tua esperienza con i Bluvertigo hai ragionato in termini di trilogia per poi concludere con una raccolta. E dopo la trilogia chimica, come potrebbe essere definita la trilogia del Morgan cantautore? Questa raccolta potrebbe rappresentare la fine della carriera solista?
Con le trilogie ho chiuso, troppe triadi. In realtà ho fatto tre album importanti da solista, colonne sonore a parte, e questa nuova raccolta potrebbe essere un riassunto della mia vita artistica dal 2002 ad oggi, da solo, quindi rappresenta una fine; proprio perché ora riparto con i Bluvertigo. Quindi ho messo una specie di punto, o forse un punto e virgola, per riaprire una fase nuova.

Dopo il periodo di congelamento dei Bluvertigo, avete rispolverato le alchimie artistiche nella reunion di storytellers ad Mtv, quali sono state le impressioni generali del gruppo dopo 7 anni di black out?
Sembrava che non fosse passato nemmeno un giorno. Non abbiamo sentito un minimo di fatica nel ritornare insieme. In realtà tra di noi, essendo prima di tutto amici, non vi è mai stata una vera rottura. Abbiamo sempre avuto un rapporto collaborativo. Al di là dell’aspetto musicale sono ritornati i Bluvertigo nella loro vera essenza, nell’approccio in cui viviamo il palco, nei dialoghi, nella estemporaneità. Il nuovo album che sarà pubblicato nel 2009 sarà molto diverso dei precedenti, grazie anche alle singole esperienze in campo artistico che ognuno di noi ha fatto in questi anni.

Cosa proporrai nel concerto del 10 giugno al MArteLive?
Il tutto sarà all’insegna del non si sa. Dipenderà dal tempo, dal traffico, dalla temperatura, dal mio umore. Sicuramente il tutto sarà incentrato sul repertorio delle mie canzoni, ma anche canzoni dei Bluvertigo riarrangiate, inoltre credo che utilizzerò il mio portatile dal quale suonerò qualche base fatta la sera prima in albergo.

Rimpiangi qualcosa del passato?
Il governo Prodi…(ride n.d.r.)…per quanto riguarda il lato personale rifarei tutto quello che ho fatto, dico si alla vita!

Dammi una definizione filosofica della musica e un’altra della televisione.
La musica è la manifestazione più sana dell’ossessione intesa come ripetizione. Mentre la televisione è la manifestazione più malata dell’ossessione. La televisione è tutto quello che non vorresti mai ripetere, proprio perché svanisce nello stesso momento in cui viene accesa. Parmenide direbbe l’essere è e il non essere non è, io aggiungerei e la televisione non c’è.

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