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Diritto al futuro

shiba
 [GRAFFI(A)TI AD ARTE]

shibaQuesta rubrica non è solo guidata da una passione estetica e dalla volontà di seguire le tracce della storia di un pensiero tramite il tratto visivo che lo esprime. L’idea è quella di mostrare i graffi che ha l’anima quando si avvicina all’espressione

artistica, procurati dalla riflessione sulla bellezza o dalla incorruttibile rappresentazione della realtà.

La mostra DirittoAlFuturo è un ritorno all’impegno sessantottino. Se qualcuno di noi in quegli anni non c’era, magari neanche nei pensieri di quelli che poi sono diventati i suoi genitori, troppo presi dal proclamare slogan e dall’indossare eskimo e minigonne, tutti però hanno avuto modo di sognare quel momento storico grazie ai film e alla letteratura. La consapevolezza ideologica di allora e la volontà alla svolta coraggiosa hanno lasciato un segno. Ci sono poi personaggi che hanno continuato a rimanere coerenti con quel progetto. E nel conoscere Simona e Iramar la mente automaticamente ha ricollegato questi due artisti impegnati ad un ‘68 di ri-costruzione e di crisi sociale.
Simona Albini è un’artista visiva fiorentina e Iramar da Silvia Amaral è un musicista brasiliano, buddisti sorridenti e convinti di dover fare qualcosa con quello che posseggono: il talento.

Grazie a questo e ad un numero di persone che non possono non sentirsi coinvolti dalla gioia di fare, peculiarità di queste due anime artistiche si è iniziato un percorso che usa la creatività per ricordare che il DirittoAlFuturo è un’urgenza che necessita di essere dichiarata da tutti. Nel sessantesimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, DirittoAlFuturo è una postilla su un problema di fondamentale importanza, per questo la scelta di Go d’A – una goccia d’acqua – simbolo della sostenibilità ambientale è protagonista delle opere della mostra itinerante. Una mostra che ha avuto sede presso la Città dell’Altra Economia, Roma, fino al 1 giugno 2008, ma che non ha una scadenza: l’idea è quella di farle percorrere le scuole, la volontà è che l’opera dell’artista smetta di appartenerle e diventi un progetto comune.

Noi lavoriamo per sviluppare persone capaci di creare valore e fornire a ciascuno l’opportunità di esprimere la propria creatività – così dice Iramar Amalar, il presidente di Victoria Regia Onlus – questi sono gli obiettivi centrali della mostra DirittoAlFuturo, e del nostro progetto, impegnandoci al miglioramento e al cambiamento della società nell’interesse di tutti i suoi componenti, piuttosto che nell’interesse di una classe o di un gruppo sociale specifico”. Queste quindici opere hanno un chiaro riferimento agli otto obiettivi del millennio. La conoscenza dei propri diritti e di quelli di chi vive con noi è ciò che si propone questa piccola goccia d’acqua che nella violenza del rosso e nella demarcazione del blu e del verde denuncia la sua presenza e la sua intolleranza a quello che non può e non deve diventare un’abitudine. È urgenza urlare: non Excuse! Come ci insegna la campagna del Millennio per il 2015, data in cui gli obiettivi del millennio dovrebbero essere realizzati per un impegno preso anche dalla nostra nazione. Un impegno preso in quanto esseri umani. Otto punti semplici e concisi, direi anche banali, in cui l’essere umano non dovrebbe riscontrare della retorica e costringersi assieme alle sue rappresentazioni istituzionali all’attenzione dell’esigenza basilari. Da qui l’opportunità di ricordare questi punti attraverso l’arte, attraverso un messaggio semplice che prima di tutto arrivi ai bambini, perché nell’arte possano ancora osservare e partecipare e così realizzare un processo cognitivo costruttivo non di imposizione. Una mostra che, per questo motivo, visiterà le scuole e le biblioteche di tutt’Italia e non solo, prossime tappe Firenze e La Spezia e poi la Spagna, che ha già aperto le porte a questo progetto colorato e semplice.

Pochi tratti: non sono necessarie prosopopee cavillose su quello che deve essere l’educazione basilare. Frecce che non indicano un percorso, ma che spiegano un movimento di un personaggio che è unico ma si moltiplica e che è una via di mezzo tra un fumetto e un graffito di Keith Haring. Simona Albini, la “madre” di Go d’A, sembra rispondere perfettamente alla dichiarazione di Keith Haring, artista che ha sempre voluto rappresentare il cambiamento tra la società e l’arte.
“Mi è sempre più chiaro che l’arte non è un’attività elitaria riservata all’apprezzamento di pochi. L’arte è per tutti e questo è il fine a cui voglio lavorare”, così diceva Haring parlando di un’arte sociale e per il sociale. Dopo il ’68, dopo la post- pop art riprendiamo ancora i pennelli per esprimere concetti fondamentali, il punto è che l’uomo sa ancora essere banale nel dimenticare e anche meraviglioso nel saper fare, con genialità e speranza, presente a se stesso quello che gli è necessario. La mostra esprime queste due polarità, il progetto di Simona e Iramar parte con entusiasmo e voglia di fare e raggiungerà gli spiriti semplici per denunciare e formare costruttivamente.

Per seguire questa mostra itinerante: http://www.dirittoalfuturo.org

 

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