Alla scoperta di Charlie, regia di Mike Cahill
CINEMA- Negli ultimi anni cinematografici, lo ammettiamo, una figura importante come quella di Michael Douglas si era andata perdendo per strada. |
E questo è quello che capita solitamente ad attori di un certo calibro, arrivati al culmine della loro carriera che non riescono in un certo qual modo a reinventarsi.
Con Alla scoperta di Charlie (King of California), che segna il debutto alla regia di Mike Cahill, la situazione sembra essersi ribaltata.
Degno erede di pellicole recenti come “Little Miss Sunshine” e “Juno”, dall’impronta fresca e vincente, l’opera si presenta al pubblico in tutto il suo splendore.
La storia è incentrata su Miranda (Evan Rachel Wood), una sedicenne che dopo essere stata abbandonata dalla madre ed aver subito la mancanza del padre Charlie (Michael Douglas), rinchiuso in un ospedale psichiatrico, abbandona la scuola e si mantiene come impiegata al McDonald’s.
La sua vita, in un certo senso ordinaria, verrà sconvolta dal ritorno del padre e dalle sue stranezze che la trascineranno all’interno di un’idea folle: ritrovare il tesoro scomparso dell’esploratore spagnolo Padre Juan Florismarte Garces.
Pubblicità occulta a parte, la pellicola di Cahill dà la possibilità di esplorare uno dei tanti temi familiari che non sono più così lontani dalla nostra immaginazione.
Una figura come Miranda non trova sconveniente il fatto di essere priva della presenza dei genitori, bensì considera tranquilla quella che è la sua nuova vita da lavoratrice, lontana da certe complicazioni mentali.
Tutti i punti che potrebbero essere affrontati con una sorta di amarezza sono invece toccati con il sorriso e il divertimento, nella voce portante di Miranda che fa da narratrice.
Seppur con una storia semplice e forse scontata, la sceneggiatura viene risollevata non appena ci viene proposta l’idea della caccia al tesoro, che riesce ad unire padre e figlia nelle loro incomprensioni.
Un film che non si serve di intrecci complicati per far apparire interessante il processo narrativo, ma di una coinvolgente immaginazione che ci trascina verso un ideale o un sogno forse fin troppo fantasioso, ma sempre più vicino ad una ottimistica realtà.
Ma il merito principale va tutto a Michael Douglas che riesce a far risplendere il film, spingendo anche noi spettatori nella sua divertente e perfino tenera pazzia.
Si ritorna così ad una interpretazione avventurosa, disarmante e sinceramente inaspettata, di un attore che ci emoziona sempre, anche con i capelli bianchi scompigliati ed un abbigliamento dallo stile libero.
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