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Clelio Mattone

[P2P]

 

Perché si può parlare del futurismo, della velocità e quindi dell’ansia di progresso e della volontà di potenza: ma in ogni anfratto e per ogni viuzza si nasconde lui
Clelio Mattone è un nome di fantasia, ma certo è solo il modello di tante repliche viventi (o replicanti umani) che potete incontrare giorno per giorno al bar, in metro e che, di sicuro, avete avuto come compagno di università.
Clelio: vuol dire illustre, famoso. Infatti, pur disprezzando chi raggiunge la notorietà, segretamente e covando, è a questa che Clelio aspira. Con ansia. Con avidità. Quasi con invidia.
Mattone: il cognome, finto accrescitivo (ma mica tanto) rispecchia soprattutto la levità del suo animo: come quella di un ippopotamo congestionato con la dissenteria.
Clelio Mattone prende tutto sul serio, molto sul serio. Il fatto è che la gente non lo capisce. Lui si impegna per il destino dell’umanità, ma nessuno lo apprezza. Anzi, nessuno è in grado di farlo.
Le donne lo disprezzano. Forse ne avrà una, un giorno, quando sarà un professore di greco di un liceo di provincia. Ma la ragazza sarà minorenne.
Clelio Mattone guarda Ballarò ma non Porta a Porta, non fa sport, beve vino e non birra. Ma mangia la pizza. Vive con due coinquilini, e ogni due mesi si preoccupa di suddividere la bolletta fino al secondo decimale.
Fa la spesa al discount, adora Battiato (ma dubito che lo capisca: Battiato rischia), indossa giacche di velluto e fa la barba non più di una volta a settimana.
Clelio Mattone non ha capito che è nato vecchio.
Prima di pensare, si chiede se è lecito quello che sta pensando, se è giusto, se è corretto. Cosa penserebbero gli altri? E come lo giudicherebbero?
E la sua immagine auto proiettata (piuttosto fragile, per giunta), come la prenderebbe?
Clelio Mattone è di quelli che fino a 30 anni sono di sinistra, e dai 31 votano Storace.
Perché sono progressisti congelati: retrogradi già il secondo dopo.

Clelio MattoneClelio Mattone, Eva Kent, martelive, martemagazine, Rubriche

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